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Istruito e disoccupato, l’identikit del precario folignate

La fotografia del mercato del lavoro a Foligno scattata dall’assessore allo sviluppo economico Paolo Trenta evidenzia l’assenza nel territorio di forza-lavoro non qualificata. Lo squilibrio tra tasso di scolarizzazione e possibilità d’impiego
Lo chiama “mismatch”, l’assessore allo sviluppo economico Paolo Trenta. Un anglicismo, recentemente entrato nel vocabolario nazionale, che indica la contestuale presenza, nel mercato del lavoro, di un eccesso di offerta rispetto alla capacità di assorbimento della domanda, da un lato, e di un eccesso di domanda di lavoro potenziale rispetto ai livelli di offerta, dall’altro. Più semplicemente. Secondo la banca dati ufficiale del Centro per l’Impiego di Foligno il lavoro precario in città, così come nel resto della regione, continua ad essere una costante. “Dovuta – spiega l’assessore - allo squilibrio tra tasso di scolarizzazione e possibilità d’impiego. Un paradosso che ne genera un altro. Ovvero la mancanza di manodopera non qualificata e il sovrannumero di lavoratori tagliati fuori dal mercato proprio dal loro grado di istruzione. Un ritratto, quello del precario folignate, certo poco confortante, nonostante gli sforzi dell’assessore di tracciare un quadro niente affatto allarmistico della situazione occupazionale del territorio. Che proprio ieri ha registrato un inatteso successo con la conversione, per i lavoratori della Spigadoro, della mobilità in cassa integrazione. A dar retta alla fotografia scattata dall’assessore allo sviluppo economico il lavoro a singhiozzo è una realtà per 13.646 folignati. Più in dettaglio. Di questi, 4.049 possono contare su un’occupazione part-time, 2.657 su un contratto di apprendistato, ben 1.155 i lavoratori interinali e gli altri (circa 5.000 unità), appartengono all’esercito dei cosiddetti co.co.co., ovvero lavoratori pagati due soldi e senza alcuna tutela sindacale o assistenziale. Ai precari cronici si aggiungono i 6.445 lavoratori a tempo indeterminato, ovvero coloro che possono contare su uno straccio di contratto stabile. Quanto alla ripartizione per settore l’ambito che registra il maggior numero di addetti è quello terziario (con 12.760 nuove assunzioni), seguito dall’industria e dall’agricoltura che nel 2006 hanno rispettivamente immesso 6.008 e 3.980 lavoratori. Oltre alla scolarizzazione, l’ulteriore fattore di discriminazione è il genere sessuale, tanto è vero che delle 22.748 nuove assunzioni registrate nel territorio nel corso dell’ultimo anno solo 9.503 sono donne, a fronte dei 13.245 uomini. Per finire il cliché degli immigrati che rubano il posto di lavoro agli italiani. I dati (sono 5.139 gli extracomunitari neo-assunti contro i 17.609 italiani) dimostrano esattamente il contrario. Quasi che davvero i migranti, al di là di ogni facile pregiudizio, siano più precari dei precari.

30/03/2007 09:34
Redazione
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