L’edizione 2014 della Fratta dell’Ottocento, che per quattro giorni ha animato il centro storico con musica, spettacoli, rappresentazioni teatrali, taverne e figuranti, ha permesso agli umbertidesi anche di riscoprire, a poco a poco, un patrimonio storico assolutamente sconosciuto che, sfruttato a dovere, potrebbe rappresentare uno stimolo in più per visitare la città. Un esempio recente è stata l’apertura, resa possibile grazie alla disponibilità dei proprietari e alla grande volontà dei giovani della Taverna degli Antichi Sapori, dei sotterranei dell’antico ed elegante palazzo Porrozzi che fiancheggia la Piaggiola e che racchiude in pochi metri quadrati secoli e secoli di storia. Il locale, situato lungo il passaggio che porta al Tevere, meglio conosciuto come il Mulinaccio, una volta liberato dalle masserizie e ripulito alla perfezione da questi giovani che con il loro lavoro hanno dimostrato il loro attaccamento ad Umbertide, mostra reperti architettonici di epoche diverse condensate in uno spazio tutto sommato limitato: le due grandi arcate che sorreggono la rampa in discesa della Piaggiola, le volte a crociera del palazzo sovrastante e ciò che è rimasto dell’antica Torre Rotonda che affiancava la porta di accesso al borgo di Fratta e cioè un solido basamento che emerge da una delle pareti. Un tassello importante per riscoprire quale potesse essere la vita dell’operoso Borgo di Castel Nuovo che si spingeva fino al Mercatale (l’odierna piazza Marconi), dove era situata l’antica chiesa di Sant’Erasmo e che era ben guarnito di fortificazioni, considerato che oltre alla Porta della Campana, situata sulla sommità della Piaggiola, esistevano quella a fianco della Torre rotonda, a metà della discesa, la Porta del Mercato, ad appena una cinquantina dei metri, ed un’altra porta ancora a metà Boccajolo, abbattuta nel 1881. Un sistema di difesa quasi impenetrabile che però nulla poteva contro la forza prorompente del Tevere che, quasi ogni anno, per secoli, veniva “in visita” sommergendo, fino ai primi piani delle case, l’antico quartiere abitato da carrettieri, cavatori di rena e breccia di fiume, maniscalchi ed artigiani. A testimoniare questi eventi, spesso disastrosi specie se imprevisti, le formelle in mattone che lungo la via segnano ancora i livelli delle piene. Questa è la storia della Fratta (diventata Umbertide nel 1863) che riemerge dal passato: una storia vera che la rievocazione storica della “Fratta dell’Ottocento” sta riportando alla luce, anno dopo anno. Questo grazie a quanti si prodigano per la sua riuscita e cioè le centinaia di volontari che vestendo i fiammeggianti colori dei garibaldini, le sgargianti divise della Fanfara della Banda Civica, dei Bersaglieri e delle truppe provenienti da ogni parte d’Italia, ma anche quelle più temibili dei Briganti, noti per le loro gioiose intemperanze, o nelle più realistiche vesti degli Artigiani, dei Borghesi e dei Popolani contribuiscono al suo successo.
Città di Castello/Umbertide
18/09/2014 16:50
Redazione