Anche il Soccorso Alpino e Speleologico Umbria protesta contro l'imposizione che stabilisce che il lavoratore autonomo soccorritore del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) debba spendere 32 euro in marche da bollo per ogni richiesta di rimborso della giornata lavorativa impiegata per le operazioni di soccorso.
La Costituzione riconosce al Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico numerose competenze di pubblica utilità in particolare per il Soccorso nel territorio montano e gli ambienti impervi. Il CNSAS inoltre contribuisce alla prevenzione ed alla vigilanza degli infortuni durante diverse attività sportive, speleologiche, culturali e molto altro svolte in ambiente montano durante tutte le stagioni.
Il 13 giugno scorso l'Agenzia della Entrate (Direzione Centrale normativa, Settore imposte indirette, Ufficio registro e altri tributi indiretti) ha risposto che sulle “istanze, petizioni, ricorsi e relative memorie dirette agli uffici e agli organi (…) dell’amministrazione dello Stato (…) tendenti ad ottenere l’emanazione di un provvedimento amministrativo o il rilascio di certificati, estratti, copie e simili” vanno apposte due marche da bollo da 16 euro – per un totale di 32 pari al 44% del rimborso. Questa pesante tassa grava su ciascuna richiesta presentata all'Ufficio del lavoro e della Massima Occupazione per ottenere il rimborso.
Per i volontari del Soccorso Alpino e Speleologico Umbria (SASU) è un doppio schiaffo, oltre a pagare lo scotto di anni di disattenzione da parte della Regione Umbria, ricordando che quello del SASU è l’unico Servizio Regionale del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico a non godere di nessun contributo, sostegno, riconoscimento economico da parte della Regione, contrastando così la normativa vigente Legge 21 marzo 2001, n. 74, la burocrazia ha aggiunto una tassa sui rimborsi per il mancato reddito dei volontari CNSAS che sono lavoratori autonomi. Quando impegnati a salvare vite umane, la legge 18 febbraio 1992, n. 162, riconosce ai tecnici del Soccorso alpino e speleologico del CNSAS che siano lavoratori autonomi il diritto ad un rimborso forfettario che compensi in parte la giornata di lavoro.
Per Matteo Moriconi Vice Presidente del Soccorso Alpino e Speleologico Umbria tutto questo "è indegno, stiamo già pagando lo scotto di anni di disattenzioni nei nostri confronti da parte della Regione Umbria per un mancato sostegno economico e per di più adesso ci tocca anche pagare per fare Soccorso.. è questa l’assurdità, stiamo calpestando i valori di chi puntualmente dona il suo tempo e rischia la propria vita per salvare vite umane".
Si ricorda che il SASU si basa sul sistema del Volontariato. In questo momento sono iscritti, certificati, al SASU n. 73 volontari: uomini e donne che mettono a disposizione gratuitamente il loro tempo per salvare vite umane. I volontari del SASU nel 2013 hanno portato in salvo 43 persone, sono stati impegnati per oltre 13606 ore/uomo per attività di formazione, addestramento e soccorso.
I soccorritori sono addestrati ad intervenire, adeguatamente attrezzati e formati, in ambienti impervi, in montagna, nei boschi, sulle pareti rocciose, nelle forre e nelle grotte.
Gli uomini e le donne del Soccorso alpino e Speleologico Umbria escono con qualsiasi condizione atmosferica, sono reperibili 24 ore su 24, 365 giorni all’anno.
"E’ la passione, l’altruismo e lo spirito di servizio a spingere il soccorritore a salvare delle vite, rischiando – in certe situazioni – anche la propria" conclude il vice presidente regionale Moriconi.
Gubbio/Gualdo Tadino
18/07/2014 20:01
Redazione