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Legge regionale sulle manifestazioni storiche: Rometti spiega, ma a Gubbio è polemica

Legge regionale sulle manifestazioni storiche: l'assessore Rometti interviene evidenziando l'unicità dei Ceri, ma a Gubbio è polemica. Note dei presidenti di Santubaldari e Santantoniari.
Le manifestazioni storiche sono uno dei più grandi patrimoni immateriali della cultura umbra, non solo perché rivitalizzano la tradizione e il senso di coesione sociale all’interno di una comunità, ma perché sono in grado di produrre notevoli ricadute economiche e promuovere il territorio. È questo il commento dell’assessore regionale alla Cultura Silvano Rometti dopo l’approvazione in Consiglio regionale della legge che regola l’elenco delle manifestazioni storiche in Umbria. “Si tratta – dice Rometti - di un passo decisivo per disciplinare una materia molto delicata e sentita e che per l’Umbria rappresenta una risorsa importante da valorizzare". "La stessa creazione di un calendario per i tanti eventi che si tengono in Umbria durante l’anno consentirà meno sovrapposizioni, come già avvenuto per il settore dello spettacolo. Soltanto le manifestazioni che entreranno a far parte dell’elenco – aggiunge l’assessore regionale - d’ora in poi potranno essere ammesse ai finanziamenti". Non tutti però sono d'accordo con i criteri introdotti dalla nuova legge, in particolare la costituzione di un unico elenco di manifestazioni, la cui storicità viene riconosciuta con appena 5 anni di continuità. Parole molto critiche arrivano da Gubbio, dove i rappresentanti delle istituzioni ceraiole non ci stanno: da qui due lettere molto critiche diramate in questi giorni rispettivamente dal presidente della Famiglia dei Santubaldari, Ubaldo Minelli e dal presidente della Famiglia dei Santantoniari, Alfredo Minelli. Oltre a contestare la mancanza di un duplice elenco, il presidente dei Santantoniari aggiunge: "L’aspetto meno edificante della vicenda è rappresentato dalla mancanza di dialogo e recepimento da parte delle istituzioni regionali delle sollecitazioni che la comunità eugubina aveva chiaramente avanzato lo scorso anno, a giugno, in un circostanziato incontro con l’assessore regionale Rometti, presente il sindaco Goracci, e i presidenti di Università Muratori e famiglie ceraiole. Confinare la Festa dei Ceri nello stesso elenco di manifestazioni che non hanno alcuna radice né carattere identitario lontanamente paragonabile alla nostra festa è un segnale di scarsa considerazione, oltre che di scarsa conoscenza della storia e delle tradizioni umbre". E' considerato un mero palliativo il fatto che nella legge ci sia un apposito articolo dedicato alla Festa dei Ceri, tradizione ultrasecolare che dà anche il simbolo alla Regione: e non bastano le parole di Rometti a placare le polemiche. Dice l'assessore: “In questo contesto la legge regionale riconosce un ruolo particolare alla Festa dei Ceri, dedicandogli un apposito articolo, in cui viene riconosciuta come la più arcaica manifestazione dell’identità culturale regionale. Non è un caso che i tre ceri siano da tempo il logo della Regione Umbria”. Dopo l’approvazione della legge, la Giunta si doterà di un regolamento attuativo, che attraverso una serie di criteri regolerà la sua applicazione, compreso il particolare statuto della Festa dei Ceri. La verifica dei requisiti sarà garantita da un Comitato tecnico-scientifico. Ma le critiche che arrivano da Gubbio sono parole significative che, è presumibile, a Palazzo Donini non passeranno inosservate: "Restiamo convinti, prosegue il presidente dei Santantoniari, Minelli - della necessità che in questi casi sia auspicabile sempre la massima unità d’intenti da parte dell’Amministrazione Comunale di Gubbio, dell’Università Muratori all’ Ass. Maggio Eugubino e delle Famiglie Ceraiole, sia nelle azioni da proporre (anche di protesta, se ritenuto opportuno)come ad esempio il rifiuto da parte dell’Amm. Comunale del contributo annualmento concesso dalla Regione in occasione della Festa dei Ceri , perché Essa si è sempre svolta anche in tempi in cui esso non era previsto ed erano magari tempi di effettiva povertà economica per la Città ed i ceraioli. Va affermato un principio basilare, e crediamo condiviso da tutti, almeno a Gubbio: la Festa dei Ceri non ha bisogno di una legge che ne riconosca l’unicità e la forza identitaria per il popolo eugubino e per la Regione che l’ha assunta come simbolo fin dal 1973. Non è questa legge che può innalzare né affossare presente e futuro della Festa dei Ceri, la cui conservazione, nello spirito e nei valori, dipende solo ed esclusivamente dagli eugubini e dai ceraioli, dalle individualità e dalle istituzioni che operano nell’ambito della Festa dei Ceri. Al tempo stesso non si può restare insensibili di fronte ad iniziative legislative che la Regione pone in essere quasi ignorando le peculiarità della Festa che a quella stessa Regione dà il proprio simbolo. Per questo, come Famiglia dei Santantoniari, auspichiamo una presa di posizione comune da parte delle istituzioni eugubine, ceraiole e non, per attestare un disappunto forte e motivato che non può essere soddisfatto da banali o generiche giustificazioni".
Gubbio/Gualdo Tadino
04/08/2009 12:25
Redazione
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