Perugia. Omicidio Angelucci, la sentenza slitta a giovedì

Si dovrà attendere giovedì 24 novembre per conoscere la sentenza della corte d’Assise di Perugia sull’omicidio Angelucci. La decisione è giunta attorno alle sedici e trenta dopo una lunga giornata in aula cominciata con la richiesta per Rocco Varanzano del massimo della pena ovvero l’ergastolo. Ad invocarlo stamattina il pm Manuela Comodi che durante la sua requisitoria ha spiegato: "la gente si ferma anche quando investe un animale, invece lui ha continuato la sua fuga". Il pregiudicato nel 2009 infatti travolse ed uccise il maresciallo spellano 36enne Andrea Angelucci mentre era in servizio ad un posto di blocco a Volperino, sulla montagna folignate. Oggi ad attendere la sentenza c’erano il papà ed il fratello di Andrea che dopo il rinvio dell’udienza -decisiva per il processo- spiegano di non voler parlare e di non voler dare giudizi neppure sull’eventuale assoluzione o condanna. “Nessuno ci ridarà più indietro il nostro Andrea”: questa l’unica dichiarazione, aggiungendo che qualsiasi decisione del giudice sarà accettata dalla famiglia che non ha chiesto alcun risarcimento in denaro, soltanto il massimo della pena: unico risarcimento -quello morale- per quanto accaduto. Secondo il pubblico ministero Varanzano sarebbe stato mosso da volontà omicidiaria e false sarebbero le affermazioni della difesa secondo le quali il bandito nel corso della fuga avrebbe travolto il Carabiniere senza vederlo. Semmai secondo Comodi sarebbe accaduto il contrario: il suv guidato da Varanzano avrebbe puntato diritto contro i due uomini dell’arma del posto di blocco. Se la richiesta della Comodi fosse accolta Varanzano rischierebbe fra i 25 e i 30 anni di carcere. Il 43enne calabrese che ha chiesto ed ottenuto di essere giudicato con rito abbreviato -motivo per il quale l’udienza si è svolta a porte chiuse- stamattina ha preso la parola per 40 minuti ribadendo la sua posizione difensiva, affermando cioè di non aver visto i due carabinieri in mezzo alla strada. “Angelucci non lo conoscevo –ha detto- e non avevo alcuna intenzione di ucciderlo”. Nel pomeriggio l’arringa della difesa composta dagli avvocati Andrea Stefani e Laura Modena è durata due lunghe ore e poi la decisione della Corte per il rinvio della sentenza a giovedì mattina