Se la variante alla Pian d'Assino tra Mocaiana e il bivio di Pietralunga sarà o non sarà costruita lo sapremo il prossimo 10 maggio .
La certezza avuta sino ad oggi, dopo il finanziamento da parte del Cipe di 80 milioni di euro, dopo l'appalto vinto ed assegnato all'azienda Collini di Trento, dopo l'allestimento del cantiere a Mocaiana, quella certezza ora non c'è più e la speranza è appesa ad un parere legale che dovrebbe arrivare alla metà di maggio. Proviamo a capirci qualcosa di più.
Dalla fine del dicembre scorso gli abitanti di Mocaiana hanno assistito al graduale smantellamento del cantiere; gli operai della Collini di Trento che avevano dato il via alle operazioni preliminari di disbioscamento lungo il tratto che scende al bivio di Pietralunga, d'un tratto, caricate armi e bagagli, se n'erano andati. Persino la casa che l'azienda aveva affittato a Mocaiana per dare alloggio ai suoi dipendenti era chiusa. Ferie? Forse, ma passato gennaio, passato febbraio, passato marzo, l'ipotesi ferie diventava se non impossibile decisamente improbabile. Il dubbio era che il cantiere al momento fosse sospeso. E il motivo è complesso quanto lo è in Italia la burocrazia.
Tutto nasce dalla mancanza della Via, la valutazione d'impatto ambientalem obbligatoria per opere di questo genere. Ora, la Via in realtà c'è, quella fatta a suo tempo dalla Regione quando venne redatto il progetto preliminare; nel passare le carte e la titolarità di tale progetto all'Anas la Via non è transitata da un ufficio all'altro ed oggi risulta scaduta. Di questo ci si è accorti intorno al mese di dicembre 2017. Si potrebbe fare una Via nuova, dovrebbe rifarla l'Anas progetto esecutivo alla mano, ma cambiata la normativa in materia dovrebbe essere una Via discussa su un tavolo nazionale e non più regionale. Tempo minimo, due anni.
Questa già da sola sarebbe una brutta notizia, che diventa pessima però se si prende in considerazione l'ipotesi non peregrina che su un tavolo nazionale vengano obiettate soluzioni tecniche e chiesta la modifica del progetto. Un fatto che, a cascata, comporterebbe una serie di conseguenze funeste: possibile invalidazione della gara d'appalto, punto interrogativo sulla fine degli 80 milioni di euro stanziati dal Cipe e sui 120 previsti per il comnpletamento fino a Umbertide.
Unica possibilità di uscita il parere legale richiesto dalla regione Umbria per la possibile proroga della vecchia valutazione di impatto ambientale. Parere atteso per il 10 maggio. Non resta che attendere.
Gubbio/Gualdo Tadino
14/04/2018 16:30
Redazione