E’ tornato così, in una bara, dopo 68 anni , a casa sua , a Sigillo, il soldato Giacomo Borio, nato a Costacciaro nel 1915 ma che a Sigillo aveva conosciuto e sposato Maria Bianchi . Una storia d’amore, la loro , brevissima , strappata dalla seconda guerra mondiale che chiamò Giacomo al fronte per poi ucciderlo in un campo di concentramento nazista a soli 29 anni. Troppo giovane per morire come tanti suoi coetanei . Oggi la salma è tornata in patria, dopo 68 anni di esilio: Giacomo, infatti, catturato nel 1944 in Montenegro , finì i suoi giorni nel campo di Burg , in Germania, dove le atrocità e le sofferenze lo portarono in breve tempo alla morte, senza aver riabbracciato la moglie Maria e i due bambini, Bruno e Giuliana, lasciati a casa ancora in fasce. Il corpo fu sepolto nel mausoleo dei militari italiani di Francoforte sul Meno e lì è rimasto sino ad oggi, sino a quando la burocrazia ha lasciato il passo all’umanità e al valore dei sentimenti . I figli, infatti, che questo babbo hanno potuto sempre e solo conoscere da fotografia , sono riusciti ad ottenere il permesso di far tornare la salma a casa ed oggi , con gli onori che si tributano ad una vittima dell’assurdità della guerra, morto per difendere la propria patria , è stata accolta con una funzione religiosa presso la chiesa di Sant’Andrea di Sigillo , alla presenza della famiglia, amici e parenti riunitisi per l’occasione. Non c’era la sua Maria, scomparsa due anni fa , lei che una vita ha speso, da quel maledetto 1944 , per tirar su da sola i due figli . L’ha potuta riabbracciare, idealmente , al cimitero cittadino, dove la salma di Giacomo è stata inumata nella tomba di famiglia, accanto alla bara della donna scelta e sposata per vivere una vita lunga e felice . Non fu così. La sorte li ha divisi, ma oggi l’amore dei figli li ha riuniti per sempre.
27/10/2012 16:34
Redazione