L'annata 2017 sarà ricordata come una delle peggiori nella storia dell'agricoltura, poco vino seppur di qualità, poco olio, raccolta di tartufo al minimo e, in questo panorama, anche il miele la cui produzione è più che dimezzata. I dati li aveva diffusi il presidente dell'Apau, l'associazione dei produttori apisti umbri, Vincenzo Panettieri nell'annunciare per quest'anno una forma ridotta della rassegna tradizionale di novembre MieleinUmbria.
La causa? Un produzione sotto dell'80% rispetto agli anni passati. Conferma il trend la Cooperativa degli apicoltori dell'eugubino – gualdese, 32 associati che da questa attività agricola ricavano un importante sostegno al reddito familiare. Il 2017 , causa siccità che ha ridotto al minimo il polline presente in natura, sarà ricordato come uno dei peggiori in termini di produzione. La scarsa produzione di miele ha fatto schizzare il costo del prodotto : il miele di acacia, il primo dell'anno, prodotto in genere a maggio, ha raddoppiato il suo prezzo, ma anche altre tipologie oggi al mercato sono inevitabilmente più costose.
Il problema con cui hanno a che fare gli apicoltori tuttavia non è solo legato alla produzione di miele, ma anche alla sopravvivenza delle api stesse. La mancanza di polline ha di fatto tolto il nutrimento degli alveari, con gli allivaori costretti a nutrirli artificialmente con soluzioni base di zuccheri. Alla siccità, che secca il polline, si unisce anche la presenza di pesticidi usati in agricoltura che uccidono le api impollinatrici, come anche l'arrivo in Europa di insetti infestanti . Uno dei nemici si chiama "Aethina Tumida" , uno scarabeo non autoctono che distrugge gli alveari ; il secondo è la vespa "velutina" proveniente dal sud asiatico che va a caccia di api, quindi la più nota "varroa", un acaro che si attacca al corpo delle api indebolendone fino alla morte. Oggi in Italia il 20 % delle api sta morendo per l'incontrarsi di questi fattori diversi con la percentuali che paurosamente sale ogni anno. Dalle api derivano produzioni agricole come anche prodotti caseari e di macellazione: senza l'impollinazione niente pascoli per mucche e vitelli .
Alle api è anche legata tanta parte della cultura mediterannea: la dieta di greci e romani era a base di farine per il pane, oliva per l'olio e miele per gli zuccheri , quasi sconosciuta la carne, più usata dalle popolazioni del Nord Europa. Salvare le api, diceva Einstein, significa salvare il mondo, ma anche un bagaglio di tradizioni identificative di un popolo.
Gubbio/Gualdo Tadino
02/11/2017 11:13
Redazione