“La tanto discussa delibera di Giunta del settembre 2018” - ricorda Smacchi - “introduceva un nuovo assetto organizzativo della rete regionale di diagnostica e, nella fattispecie, classificava il laboratorio di analisi dell’ospedale di Gubbio – Gualdo Tadino come SPOKE, ossia come laboratorio dotato di una presenza attiva nelle 6H o al massimo 12H”. “Se si considera che circa il 60/70% delle prestazioni garantite all’interno di questo ospedale riguarda proprio il laboratorio analisi” - continua - “e se a ciò si aggiunge l’ingente aumento di accessi ad esso, generatosi negli ultimi anni anche in conseguenza dell’apertura della direttrice Perugia Ancona, appare assolutamente incomprensibile il modello organizzativo proposto in tale delibera, in quanto tende ad un sostanziale depotenziamento del laboratorio!” “Conseguentemente al moto di protesta delle Istituzioni e Associazioni del territorio, venutosi a creare dopo la pubblicazione di questa delibera” - prosegue il Consigliere - “è poi seguita la determina del Direttore Generale dell’Azienda USLUmbria1, con la quale sostanzialmente si confermava un temporaneo mantenimento dello status quo”. “In questo contesto di incertezze e di risposte non esaustive, poiché ritengo che il tema salute sia un tema di fondamentale importanza per tutta la comunità”- afferma Smacchi - “ho presentato un’interrogazione urgente alla Giunta Regionale per chiedere l’immediato e definitivo ritiro della Delibera in questione, anche alla luce del nuovo Piano Sanitario Regionale, nel quale si delinea un Servizio Sanitario Regionale fondato su 2 grandi tipologie di servizio, quella Territoriale che garantisce risposte H24 e quella Ospedaliera, organizzata secondo il modello HUB e SPOKE”. “Sono necessarie risposte certe ed oggettive” - conclude Smacchi - “che vadano al di là dell’avvicendamento di manager e dirigenti, finalizzate non solo al mantenimento del livello dei servizi prestati nel laboratorio dell’ospedale di Gubbio- Gualdo Tadino, ma anche al suo potenziamento attraverso un serio piano di investimenti, riconoscendo ad esso il ruolo che merita nella rete regionale dei servizi di diagnostica”.