E' una città sconvolta quella di Umbertide dopo il suicidio dell'imprenditore locale che , schiacciato dai debiti, ieri ha deciso di farla finita con una corda al collo in un sottoscale del suo stabilimento. A ritrovarlo è stato un suo collaboratore. In una lettera alla famiglia l'uomo avrebbe spiegato i motivi del suo gesto, tra cui l'opprimente impossibilità per lui di far fronte ai debiti, con gli stipendi dei dipendenti da pagare e la banca che non avrebbe fatto più credito . 130 i suoi operai , tutti attivi nel settore del metalmeccanico , molti sono stranieri ; da qualche settimana attendevano il pagamento dello stipendio . Proprio per questo ieri l'impreditore umbertidese avrebbe dovuto incontrare i sindacati per trovare con loro una forma di accordo, ma a quell'incontro l'uomo non è mai andato. Oggi tutti piangono il gesto definitivo e gli stessi sindacati esprimono il loro cordoglio alla famiglia, mentre si mettono al lavoro per trovare un ammortizzatore anche ai 130 dipendenti per i quali si apre ora un futuro difficile . Eppure il caso di Umbertide, ovvero di un imprenditore che non ce la fa a uscire dalle secche di commesse con poca redditività, credito bancario annullato e contigente di pagamenti da assolvere, non è unico : in Alta Umbria il modello è abbastanza diffuso e la Cigl lancia l'allarme: "Serve uno strumento di accompagnamento per gli imprenditri in diffcioltà, perchè non si sentano soli" , dice Alessandro Piergentili della Cgil Alta Umbria
A Spoleto, ma anche ad Assisi, per contrastare questi fenomeni Comune e associazioni dei commercialisti hanno siglato un accordo finalizzato a mettere in piedi uno sportello a cui gli imprendiori in difficoltà possano rivolgersi. Un modello da esportare su scala regionale che coinvolga sindacati, istituzioni ed imprese perchè salvare il lavoro è importrante ma salvare la vita delle persone lo è di più.
( Servizio da Umbertide e intervista a Piergentili stasera nel tg di Trg dalle ore 19.30 , replica 20.20 )