Terrorismo, c'è chi solidalizza con gli indagati di Ponte Felcino

In questi giorni l’Umbria è salita alla ribalta delle cronache per il ritrovamento di una presunta cellula di Al Quaeda a Ponte Ferlcino, nelle immediate vicinanze di Perugia. L’operazione . denominata ''Hammam'', avviata dalla Digos di Perugia, dal Servizio centrale antiterrorismo della direzione centrale della polizia di prevenzione di Roma, dal Servizio di polizia postale e delle Comunicazioni di Roma e dal Compartimento di polizia postale e delle comunicazioni per l'Umbria ha portato all’arresto dell’imam della moschea perugina di Ponte Felcino, e dei suoi più stretti collaboratori. L’accusa è quella di terrorismo internazionale. Decine di sim card e numeri telefonici che finora gli investigatori non conoscevano ma soprattutto tanti contenitori con oltre 60 sostanze diverse trovate nella casa dell'imam di Ponte Felcino utilizzabili eventualmente per il confezionamento delle cosiddette “Bombe sporche”. Mappe delle reti idriche , con cerchi su possibili obiettivi sensibili e vari altri elementi su cui si sta concentrando l'attenzione della polizia. Intanto è indagato anche il capo spirituale di Pierantonio. Non tutti però ritengono giusta e necessaria la sequela degli arresti, definendo in un comunicato, una Boiata Pazzesca l’intera operazione. A protestare contro quanto attuato dalle forze dell’ordine la sezione umbra del campo antimperialista che ha espresso tutta la propria solidarietà a Korchi El Moustapha, imam della moschea di Ponte Felcino e ai suoi fratelli arrestati. “Questi lavoratori immigrati - si legge nel comunicato inviatoci da Moreno Pasquinelli del Campo Antimperialista sono stati sbattuti sulle prime pagine come “terroristi”. Noi abbiamo ottime ragioni continua per ritenere che le accuse loro rivolte sono false e che non esiste a Perugia alcuna cellula di al-Qaida. I militanti islamici antimperialisti condannano l’operazione di polizia in quanto, a loro parere, andrebbe a ledere la libertà di pensiero e di espressione. Le statistiche secondo i militanti antimperialisti parlerebbero chiaro: in nove casi su dieci la magistratura ha puntualmente scarcerato i presunti terroristi perché non sussistevano prove degne di questo nome. La magistratura comunque continua alacremente il suo lavoro, essendo entrata in possesso di dati che non può fare a meno di vagliare. Il tempo darà il giusto esito a questa intricata vicenda.