L'ipotesi di mettere in atto strumenti di prevenzione contro l'uso di sostanze stupefacenti fra i giovani, compresa la possibilità di prevedere test antidroga obbligatori nelle scuole superiori dell'Umbria, contenuta nella mozione a firma del capogruppo Udc Sandra Monacelli, verrà discussa ed approfondita all'interno della Commissione regionale sulle tossicodipendenze, presieduta da Luca Barberini.
Lo ha deciso il Consiglio regionale, senza mettere l'atto ai voti su proposta del presidente Eros Brega, al termine di una discussione generale che da un lato ha evidenziato l'esistenza del problema e la necessità di dare risposte da parte delle istituzioni; ma anche la necessità di approfondire l'argomento per la sua intrinseca complessità dell'argomento, per le implicazioni che comporterebbe l'uso di test condizionanti nei confronti degli stessi ragazzi e dei loro diritti e, sopratutto, la presenza della Commissione regionale sulle tossicodipendenze che da qualche mese sta approfondendo la conoscenza sul più vasto tema delle tossicodipendenze in Umbria.
Illustrando all'Aula il testo della sua mozione Sandra Monacelli che rispetto al mancato voto sul documento ha espresso soddisfazione del contributo dato al dibattito - precisando che “sarebbe mancato il coraggio di votare contro” - ha ricordato le raccomandazioni del Consiglio d'Europa sulla necessità di contenimento del fenomeno droga, perché le politiche fin qui adottate non hanno prodotto i risultati attesi. Che per arginare il fenomeno serve una azione più coordinata e il coinvolgimento di tutte le istituzioni, compresa la scuola. Nel merito, ha ricordato, c'è stato un appello del dirigente scolastico regionale che denuncia il continuo diffondersi della droga fra gli studenti, in contrapposizione ed a pochi mezzi della stessa scuola.
“La stessa UE – ha spiegato Monacelli - nei suoi documenti attesta che fra i giovani si fa un alto uso di cocaina ed il 21 per cento dei giovanissimi ha provato la cannabis, come dimostrazione che proprio in età adolescenziale è ormai scomparsa ogni distinzione fra le droghe più o meno pericolose. La stessa UE però afferma che la prevenzione scolastica che in Italia non si fa dà risultati, sia in termini di ritardo che di minor esposizione al fenomeno. Si tratta dunque di coinvolgere scuole, famiglie ed istituzioni, anche con l'insegnamento di materie specifiche da inserire nei programmi scolastici. Ma in ultimo - ha precisato la Monacelli - servono anche iniziative scomode e forse impopolari, come i test antidroga per gli alunni di tutte le scuole, a partire da quelle superiori. Non per smascherare qualcuno, ma come supporto di conoscenza”. Le famiglie non possono ignorare una vita parallela dei propri figli e magari scoprirla in modo drammatico. Le istituzioni su questo devono avere un ruolo attivo e collaborativo. I test dovranno essere sottoposti a valutazione scientifica”.
A difesa della propria iniziativa e della crescente attenzione che c'è anche a livello nazionale sul problema droga e giovani, Monacelli ha ricordato che la notizia della sua mozione, “dopo essere rimbalzata sull’Ansa, è stata rilanciata da 30 siti web nazionali, tra i quali il Corriere della Sera, il Secolo XIX, la Stampa, Repubblica, una serie di giornali di provincia, da Varese News, alla Provincia di Lecco, al Corriere del Mezzogiorno”.
11/07/2012 19:39
Redazione