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Veltroni a Spello ha presentato 'Quando c'era Berlinguer'

Spello. Walter Veltroni ha presentato a Spello il suo documentario 'Quando c'era Berlinguer': in tanti al teatro Subasio per incontrare il segretario Pd che nel 2008 avvio' qui la sua campagna elettorale.
"Questo film e' il mio atto di amore e di riconoscenza verso Berlinguer". Cosi ieri sera al teatro Subasio di Spello Walter Weltroni ha concluso la presentazione del documentario 'quando c'era Berlinguer' sua opera prima da regista. Veltroni -accolto dal sindaco Moreno Landrini che gli ha dedicato una serie di foto che ritraevano le sue visite a Spello e dall'assessore Chiara Zuccari che lo ha presentato alla platea- ha esordito ricordando la partenza da Spello, nel 2008, della sua campagna elettorale ed ha confessato: "a differenza di quanti professano amore in ogni paese nel quale vanno, di Spello sono sempre stato davvero molto innamorato per il suo equilibrio miracoloso fra storia e ambiente. Lo apprezzai, nel 2008, addirittura fino a protestare con un Tg perché oltre ai miei primi piani non si vedeva, dal palcoscenico di San Girolamo la magnifica Spello dietro di me"! "Il documentario - ha proseguito il suo autore- e' storia, ho voluto raccontare Berlinguer a chi l'ha conosciuto e chi no. Ha avuto e sta avendo un grande successo in giro per l'Italia proprio con i ragazzi, che trovano in quell'idea della politica qualcosa di appassionante". In tempi di anti politica Veltroni ha poi proseguito con parole controcorrente: "Ho voluto descrivere la bellezza della politica che -ha detto- è meravigliosa, un'esperienza collettiva grazie alla quale si vince e si perde tutti insieme!" Passando alla figura di Berlinguer lo ha definito un uomo curioso che amava il calcio, il mare, la letteratura, però con il cuore tutto per la politica. E su di lui, un ragazzo in carcere a 22 anni per i moti del pane che diventa un uomo politico coraggioso, innovatore, coerente e che non ebbe mai paura di restare da solo, verte l'opera che presenta le immagini inedite della notte in cui Berlinguer si affaccio' in via delle botteghe oscure dopo che le elezioni furono vinte da Pc e Dc. "Terrorizzato dal destino del Cile di Pinochet -ha spiegato Veltroni- accetto' il compromesso storico e tanto aveva ragione che fu rapito Moro, poi lasciato morire. Moro che contemporaneamente tentava di convincere la Dc della necessità dell'incontro con il partito comunista. Berlinguer morirà nell'84 ma -ha aggiunto. Veltroni- comincio' a morire nel '78 proprio dopo il rapimento di Moro". La fine arriva mentre fa un comizio, colpito da un ictus in seguito al quale se ne andrà qualche giorno dopo. "Durante l'ictus -racconta Veltroni alla platea spellana- tra lo smettere e curarsi e il continuare a parlare alla gente istintivamente sceglie di finire il suo discorso: ancora una volta tra la politica e se stesso sceglie la politica". Tra i momenti più significativi della sua opera Veltroni ne cita uno del finale. "Ai funerali di Berlinguer tra la folla oceanica c'è una vecchietta -spiega- che fa un gesto con la mano come di incitamento: certamente sarà venuta da lontano affrontando un lungo viaggio solo per veder passare il feretro per un istante e dire con quel un gesto "ci siamo ancora". Ecco: la politica ha senso quando crea una comunità. Questo senso di comunità vorrei non si perdesse mai". Nel film Veltroni ricorda anche la citazione di Jovanotti che spiega come la parola comunista a lui non avesse mai messo paura perché nn ricordava carri armati sovietici ma Enrico Berlinguer.. "E quando lui è' morto - aggiunge il regista- per Jovanotti e' morta anche quella parola."
Foligno/Spoleto
11/07/2014 08:56
Redazione
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