Palazzo dei Consoli, Palazzo Ducale, Museo diocesano a Gubbio sono i contenitori nobili della mostra “Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d'arte nella terra di Oderisi” che ha aperto i battenti venerdì 6 luglio, alla presenza tra gli altri del sindaco Filippo Stirati, del vescovo Luciano Paolucci Bedini e del direttore del Polo Museale dell'Umbria Marco Pierini. 80 opere , tra tavole, sculture, miniature, arredi sacri, databili tra la fine del Duecento e la seconda metà del Trecento, l'aspetto pittorico di questa città, da sempre contraddistinta dall'aggettivo “di pietra”, ma che in realtà ha dato natali e ospitato maestri raffinatissimi, coevi di Cimabue, Giotto, Pietro Lorenzetti, loro collaboratori in alcuni casi nel grande cantiere di Assisi, ma interpreti di un linguaggio proprio ed aggiornato alle più moderne avanguardie del periodo.
Un motivo d'orgoglio per la città che guarda a questa mostra, insieme all'attivazione dei corsi universitari della Lumsa e alle collaborazioni con paesi come Giordania e Palestina per la formazione professionale in campo edile, come elemento fondante del dettato amministrativo del sindaco Filippo Stirati : fare , cioè, di Gubbio una città profondamente cosciente della sua identità, ma contemporaneamente realtà aperta alle collaborazioni internazionali per costruire percorsi di cultura su cui basare la rinascita: " Doabbiamo avere una forte consapevolezza delle nostra ricchezza - ha detto il sindaco Stirati - ma senza arroccamenti per costruire percorsi condivisi, nazionali e internazionali, di grande respiro ".
"L'arte non è di nessuno - ha rilanciato il vescovo Paolucci Bedini - è dell'umanità. Noi ne siamo solo custodi per tramandarla a chi verrà. Questa mostra non è dei singoli musei, ma è della città che è il più bel contenitore che potesse avere"
La mostra
"Non se’ tu Oderisi, l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte ch’alluminar chiamata è in Parisi?". Nessuno ha mai saputo attribuire una sola miniatura tra quelle esistenti a quell'Oderisi da Gubbio che Dante Alighieri incontra nel canto XI del Purgatorio, ma ciò che gli storici dell'arte non hanno ancora trovato non significa che non esista. Semplicemente è sconosciuto. Parte da questo assunto la mostra cercando di ricostruire il panorama storico, culturale ed artistico che doveva avere Gubbio tra Duecento e Trecento , luogo di formazione ma anche di attività di artisti come Oderisi , che i manuali di storia dell'arte ignorano, ma che era presumibilmente il più aggiornato delle novità del linguaggio giottesco tanto da meritare da Dante l'onore di raccontare tali novità nel canto del Purgatorio. " E' Oderisi da Gubbio - spiega una dei curatori Elvio Lunghi - il primo cronista, il primo "giornalista" che racconta attraverso Dante le novità di Giotto nell'arte . E' evidente che se a lui viene affidato questo compito nella Divina Commedia, a lui si deve una vicinanza con la cultura giottesca dell'epoca "
Gubbio dunque tra Duecento e Trecento non ai margini dell'arte, ma protagonista aggiornata. Al padre di Oderisi, Guido, la mostra prova ad attribuire le cosiddette “Croci francescane” oggi assegnate ad un anonimo maestro ; al Maestro espressionista di Santa Chiara, che dipinse l'urna di Sant'Ubaldo, assegna il nome di Palmerino di Guido ovvero uno dei più stretti collaboratori di Giotto ad Assisi . Altri nomi come Guiduccio Palmerucci, Mello da Gubbio fanno da pendant al Maestro di Figline che dipinse le vetrate del San Francesco di Assisi e per Gubbio, forse, un polittico oggi smembrato che è tra i capisaldi della pittura trecentesca . Tutto nella mostra afferma un assunto che è poi l'aspetto scientifico che i tre curatori, Giordana Benazzi, Elvio Lunghi, Enrica Neri Lusanna hanno offerto all'appprofondimento degli studiosi : Gubbio tra Duecento e Trecento fu una delle migliori fucine di talenti a cui Giotto potè rivolgersi per trovare maestranze da impiegare nel cantiere di Assisi.
La mostra, che resterà aperta fino al 4 novembre, è promossa dal Comune di Gubbio , dal polo museale dell'Umbria e Soprintendenza, dalla Chiesa eugubina e Regione dell'Umbria, in collaborazione con Gubbio Cultura e Multiservizi, associazione Medusa e Palazzo Ducale. L'organizazzione è di Civita Mostre . Tra gli sponsor la Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia , Banca di Credito cooperativo e Ticket One. Per la città un motivo di orgoglio, ma anche l'occasione di sperimentare per la prima volta l'ipotesi di un biglietto unico tra tre sedi museali distinte per luoghi e proprietà, uno dei sogni del vescovo emerito Mario Ceccobelli, rivelato anche dal vescovo Luciano Paolucci Bedini.-
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Gubbio/Gualdo Tadino
06/07/2018 13:36
Redazione