Saranno circa 250 i lavoratori del settore costruzioni dell' Umbria che sciopereranno e aderiranno alla manifestazione nazionale del 15 marzo a Roma per chiedere al Governo il rilancio del settore, "che dall' inizio della crisi ha perso 600mila posti di lavoro".
Lo hanno annunciato in conferenza stampa i rappresentanti regionali di Fillea-Cgil, Filca-Cisl e FenealUil, Augusto Paolucci, Manuele Petrini e Stefano Paloni. Una protesta che in Umbria assume anche le sembianze di una polemica contro i ritardi nella ricostruzione post sisma, che per i sindacati potrebbe fare da volano per la ripartenza dell' economia della regione.
"La ricostruzione e' al palo, a quasi tre anni dalle scosse non sono ancora stati aperti i cantieri - ha denunciato Paolucci - abbiamo bisogno di farla partire perche' e' ossigeno per la nostra categoria. Il settore costruzioni rappresenta oltre il 10% del Pil umbro". Secondo le stime dei sindacati, quando la ricostruzione entrera' nel vivo, consentira' di "dare lavoro a 13-14mila addetti nel giro di un paio di anni. Oggi quelli iscritti alla cassa edile regionale sono solo circa 5000 - spiegano - si pensi che nel periodo di ricostruzione dopo il sisma del 1997 arrivarono a 22mila". Per Petrini, ' ricostruzione' significa "prima di tutto ridare dignita' alle persone colpite dal terremoto, ma anche far ripartire, oltre al settore edile, quelli del legno e dell' acciaio, i materiali che saranno utilizzati per le nuove abitazioni". In tutta la regione, secondo i dati illustrati, dal 2008 ad oggi nel settore "hanno chiuso circa 3000 aziende e sono stati persi 12mila posti di lavoro". Per invertire questa tendenza i sindacati chiederanno al governo "non di cementificare, ma di avere maggiori risorse per il recupero dell' abitato e delle infrastrutture". Il concetto rimarcato in conferenza stampa e' infatti quello di miglioramento sismico ed energetico e di messa in sicurezza, fondamentali sia per il Paese che per la ripresa del settore. "Serve un tavolo di confronto con il governo e un progetto chiaro per la riqualificazione dei borghi, la messa in sicurezza del territorio e delle strade - ha affermato Paoloni - ma anche degli edifici pubblici come scuole e ospedali che molto spesso versano in pessime condizioni".