Per riflettere sui simboli del Paese, l’Inno e il Tricolore, si è parlato di contratto sociale, del patto cioè che lega gli italiani allo Stato: questo il tema scelto dal Comune di Città di Castello per il convegno che ha visto confrontarsi amministratori, magistrati, ufficiali, avvocati e ragazzi “sul nostro essere cittadini e sul rapporto di appartenenza alla Nazione” ha detto il sindaco Luciano Bacchetta, parlando di come “la crisi economica abbia messo a torsione lo stato sociale, che sarebbe il mezzo attraverso cui tutti abbiamo le stesse opportunità a prescindere dal reddito. Siamo curati alla stessa maniera, possiamo studiare anche se non abbiamo i mezzi. Tuttavia la fiducia tra istituzioni e cittadini non deve essere data per scontata ma rinforzarsi di periodiche verifiche sia concrete che ideali. Il percorso L’Italia è un repubblica democratica, all’interno del quale figura anche questa occasione di confronto, vuole essere uno stimolo ad approfondire la nostra appartenenza e a rinnovare l’adesione ai valori della Repubblica: uguaglianza, libertà, democrazia”. Coordinati dall’assessore allo Sviluppo economico Enrico Carloni, i lavori si sono svolti davanti ad un pubblico composto principalmente dagli studenti degli istituti superiori di Città di Castello, ai quali il colonnello Vincenzo Tuzi, ha introdotto “il concetto di legalità economico-finanziaria, citando la Costituzione laddove chiede a ciascuno un contributo economico sulla base della progressività. Chi oggi evade i suoi oneri tributari - ha detto Tuzi - lo fa spesso per l’incapacità di fare fronte alle spettanze, a causa della crisi che ha reso tutti più poveri. Ma aderire a questo dovere è un frutto dell’evoluzione, dalla consapevolezza di essere una comunità legata da legali solidaristici. L’appartenenza cioè ad una stessa nazione, in una parola: essere italiani”. “Perché pagare le tasse? La risposta potrebbe essere perché conviene” ha aggiunto il giudice Simone Salcerini, interrogando i ragazzi sul rapporto tra Stato e legge e tra Stato e morale. Le leggi sono uno strumento di convivenza civile ed ordinata, pensiamo al semplice codice della strada, e risentono della sensibilità sociale, del sentimento morale del tempo. Una volta il codice penale contemplava il delitto d’onore e mandava quasi assolto un uomo che avesse violato il patto di fedeltà sancito dal matrimonio. Quella norma oggi è abrogata perché non corrisponde più ad un senso di giustizia. Esistono però Stati dove la legge coincide con la morale come per esempio le nazioni in cui vige la sharia, in cui cioè i precetti religiosi dell’Islam diventano giuridici e cogenti”. “Diritti e doveri sono i due poli del contratto sociale” ha precisato l’avvocato Fabrizio Mastrangeli “Dove c’è la società, c’è la legge altrimenti vivremo in una giungla, in cui la libertà è licenza. L’articolo 54 della Costituzione prescrive la fedeltà alla Repubblica e l’osservanza delle sue norme. Senza doveri non ci sono diritti anche se per quanto riguarda gli oneri tributari vigono i criteri di proporzionalità, progressività e redistribuzione”. Per Mastrangeli c’è poi un livello più ideale: “Kennedy sosteneva che non dobbiamo chiederci che cosa lo stato può fare per noi ma che cosa noi possiamo fare per lo Stato. Allo stesso modo pagando le tasse, ma in generale assolvendo ai nostri doveri di cittadini, onoriamo il patto stretto con i connazionali che nelle guerre risorgimentali e nelle successive sacrificarono la vita perché lo Stato italiano avesse una sua autonomia ed indipendenza”. In conclusione l’assessore allo Sviluppo economico, docente di diritto Amministrativo all’Università di Perugia, Enrico Carloni ha ricordato come “non esistano solo beni privati ma anche beni comuni che ci appartengono non in quanto persone ma in quanto italiani: la sanità, l’istruzione, le aree verdi, il welfare, rappresentano un patrimonio sostenuto dalla spesa pubblica, finanziata da ciascuno di noi quando corrispondiamo agli obblighi tributari”.
Città di Castello/Umbertide
17/03/2014 15:56
Redazione