Arrivano a grappolo le sentenze sul caso Rocchetta di Gualdo Tadino. Dopo quella depositata lunedì 10 febbraio dal Tribunale di Roma del Commissario straordinario agli usi civici che di fatto ha riconosciuto la Comunanza Agraria Appennino Gualdese proprietaria, oltre che dell’area dove insistono i pozzi di attingimento dell’azienda Rocchetta, anche delle acque sotterranee, oggi è stata la volta del Tar dell’Umbria che con il presidente Raffaele Potenza ha bocciato il ricorso del Comune di Gualdo Tadino contro la Comunanza Agraria e la sua esistenza.
I fatti risalgono al 2013 quando l’ente comunale si rivolse al Tar contro gli atti del Commissario agli usi civici che aveva riconosciuto l’esistenza della Comunanza Agraria, fondata nel 1893, quiescente dal 1976 al 2011 (periodo in cui il Comune ne fece le veci nell’amministrazione dei suoi beni), ricostituitasi con un suo cda da quella data in poi senza mai essersi sciolta. In quel contesto le aveva riconosciuto la proprietà della montagna gualdese dove ricadevano le fonti della Rocchetta.
Oggi il Tar ha di fatto confermato la sentenza del Commissario di Roma e rigettato il ricorso del Comune sostenendo che:”Non sono meritevoli di accoglimento le reiterate censure di difetto di istruttoria, disparità di trattamento e di carenza di motivazione incentrate sulla contestazione dell’esistenza della Comunanza agraria e sulla titolarità dei relativi beni immobili”. Il Tar afferma, recuperando le parole della sentenza del Commissario usi civici che:”Il potere di rappresentanza che per pochi anni esercitò il Comune non comporta assolutamente alcuna titolarità reale o facoltà di potere diretto sulle cose”.
Se la Comunanza Agraria plaude alla sentenza odierna, il Comune di Gualdo Tadino e l’azienda Rocchetta sono già al lavoro per impugnare presso la Corte di Appello di Roma la sentenza del Commissario agli usi civici Antonio Perinelli del 10 febbraio in cui si discuteva sulla legalità o meno della presenza di pozzi di attingimento nell’area di pertinenza della Comunanza Agraria.Fa discutere, in particolare, il passaggio della sentenza in cui il giudice assegna alla Comunanza, oltre al terreno, anche la proprietà del bene idrico, citando l'articolo 3 della legge 168 del 2017 in cui sono definiti beni collettivi: " I corpi idrici sui quali i residenti del comune o della frazione esercitano usi civici". Per il giudice:"Essi costituiscono elementi del patrimonio antico dei domini collettivi”.
Su questo punto in particolare si leva la protesta del sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti che dalle colonne de "Il Corriere dell'Umbria" stamani sottolinea come con questa sentenza dia di fatto in mano l'acqua ad un privato. Da qui l'appello alla Regione Umbria e all'assessore Roberto Morroni perchè intervenga e perchè vengano difese le istituzioni pubbliche. Dal canto suo l’assessore regionale all’ambiente Roberto Morroni, già sindaco di Gualdo Tadino, non prende al momento posizione su un possibile ricorso in appello:” La Regione - afferma - ha dato in mano la sentenza alla sua avvocatura, quindi si vedrà”.
Gubbio/Gualdo Tadino
12/02/2020 17:18
Redazione