L'Azienda Ospedaliera di Perugia segna un nuovo traguardo nell'ambito della ochirurgia ortopedica con l'esecuzione del primo impianto protesico d'anca a conservazione del collo femorale dotato di rivestimento batteriostatico mai realizzato in Umbria. L'intervento chirurgico definito pionieristico, eseguito presso la clinica Ortopedica diretta dal professor Auro Caraffa, "rappresenta un importante passo avanti nella personalizzazione delle cure ortopediche per pazienti complessi" sottolinea il Santa Maria della Misericordia. L'intervento ha riguardato un paziente immunodepresso e affetto da osteonecrosi della testa del femore, una patologia che in soggetti fragili richiede approcci chirurgici avanzati e fortemente personalizzati. L'età molto giovane e la sua condizione di immunodepressione hanno reso necessaria una soluzione tecnologica all'avanguardia per garantire sia la funzionalità articolare a lungo termine sia la sicurezza infettivologica. A fare l'operazione - spiega l'Azienda ospedaliera - un'équipe composta dal professor Giuseppe Rinonapoli, dal dottor Michele Bisaccia e dalla dottoressa Barbara Bifarini, anestesista. È stata utilizzata una protesi femorale innovativa sviluppata da un'azienda italiana, progettata per garantire la conservazione dell'anatomia naturale del femore e offrire una protezione batteriostatica superficiale in grado di ridurre il rischio di infezioni post-operatorie, senza interferire con i processi di osteointegrazione. "La scelta dell'impianto è stata dettata da due fattori cruciali: - spiega il prof. Giuseppe Rinonapoli - l'età del paziente, molto giovane per sottoporsi a un intervento di protesi d'anca, e l'alto rischio infettivo dovuto alla sua condizione di immunodepressione. La conservazione del collo femorale ha permesso di mantenere intatta una parte fondamentale dell'osso, favorendo una migliore biomeccanica dell'articolazione e riducendo l'invasività dell'intervento. Il rivestimento batteriostatico della protesi svolge una funzione preventiva fondamentale, riducendo i rischi di infezione che potrebbero causare gravi complicanze al paziente, inclusa la necessità di rimozione della protesi, lunghe terapie antibiotiche e successivi interventi di riprotesizzazione. L'importanza, nei pazienti giovani, è quella di utilizzare protesi che rispettino l'anatomia originaria e garantiscano una lunga durata funzionale, preservando il capitale osseo per eventuali futuri interventi". Il professor Caraffa evidenzia come "l'intervento rappresenti un esempio concreto della capacità della nostra struttura di adottare soluzioni tecnologiche all'avanguardia, anche in casi complessi, con un approccio clinico moderno e responsabile". Per il dottor Michele Bisaccia "il trattamento di soggetti fragili richiede scelte chirurgiche che combinino sicurezza infettivologica e solidità biomeccanica, personalizzando ogni soluzione in base alle specifiche esigenze del paziente". "Con questa procedura innovativa, l'Ospedale di Perugia conferma il proprio ruolo di riferimento regionale per la chirurgia ortopedica di alto livello, orientata alla personalizzazione terapeutica, alla prevenzione delle complicanze e alla promozione di tecnologie che migliorano concretamente la qualità della vita dei pazienti" sottolinea Giuseppe De Filippis, direttore generale dell'Azienda ospedaliera di Perugia. £L'utilizzo di tecnologie italiane all'avanguardia - aggiunge - testimonia inoltre l'impegno della struttura nel supportare l'innovazione nazionale nel settore biomedicale, coniugando eccellenza clinica e sviluppo tecnologico del territorio". "Questo straordinario risultato chirurgico rappresenta un momento di grande orgoglio per il nostro Dipartimento e per l'intera comunità medica perugina" afferma il prof. Vincenzo Talesa, direttore del Dipartimento di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi di Perugia. "Il Dipartimento di Medicina e Chirurgia - annuncia - continuerà a investire in formazione specialistica, ricerca traslazionale e innovazione tecnologica, mantenendo Perugia al vertice della medicina italiana e confermando il nostro ruolo di riferimento per pazienti provenienti da tutto il centro Italia".