Pierotti (PD): "Il partito ha bisogno di un netto rilancio a Gubbio"

"Un'inequivocabile sconfitta della politica come strumento di intercettazione dei problemi dei cittadini e fornitore delle rispettive soluzioni più congrue". Così in una nota, Diego Pierotti (primo da sinistra, nelòla foto) esponente eugubino del PD e segretario provinciale dei Giovani Democratici, che alla vigilia del congresso comunale del partito, analizza passato e presente senza peli sulla lingua. Pierotti parla di un "clima di scoraggiamento e delusione largamente percepibile, in una città come quella di Gubbio". Un clima figlio di una stagione politica da cancellare che ha portato "all’ amministrazione comunale commissariata". "Ci avviciniamo al momento di rilancio della proposta del Partito Democratico locale e soprattutto alla riformulazione di un progetto utile e lungimirante per il buon governo della suddetta comunità - prosegue Pierotti - Ma per riuscire a sintetizzare una proposta coerente ed efficace per la guida di questa collettività, è necessario il rilancio della classe dirigente del Partito Democratico eugubino, oggi la forza politica più rappresentativa sul piano nazionale e non solo. Un rilancio che non può permettersi di non avvicinare la proposta della nuova classe dirigente ad un progetto innovativo e utile per la struttura-partito e per le necessità della città stessa. Il Partito Democratico che vogliamo non può più essere un partito perversamente affratellato alla classe degli amministratori né può più essere un partito dalla struttura arcaica e autoreferenziale, tutti elementi che hanno inevitabilmente portato all’ inesistenza politica della classe dirigente del Partito Democratico locale nella fase dell’ amministrazione Guerrini e che inevitabilmente hanno poi condotto al crollo della stessa aprendo l’ era tecnocratica anche nella nostra comunità. Non si può pensare a un Partito Democratico di governo se al contempo esso è incastrato nelle logiche personalistiche e correntizie che inevitabilmente porteranno sempre più la base elettorale e affiliata a discutere su “chi” più che su “cosa” e peggio ancora sul “chi sostiene chi” più che sul “cosa si propone”. Questi elementi che tuttora non sembrano pienamente superati, porteranno il Partito Democratico ad una chiusura di difficile comprensione più che a una appetibile apertura verso l’ esterno e verso le istanze cittadine. Un partito che non riparta dai territori e non li sappia valorizzare e un partito che non sia radicato in essi e che non sappia coinvolgere la gente e comprendere le difficoltà, i problemi, i malumori ma anche le istanze di volontariato, non è un partito che può combattere per il cambiamento, non è un partito che sappia democraticamente concorrere al rinnovamento e che sappia al contempo circolare orgogliosamente fra la gente stessa come mezzo di innovazione e strumento di soluzione delle difficoltà esistenti, un partito che non abbia queste caratteristiche è un partito che non può e non deve rappresentarci, non sarebbe il Partito Democratico e non sarebbe il partito che vogliamo. Quello di cui c’è bisogno è appunto di un Partito Democratico, in particolar modo nel tessuto eugubino, che sappia far funzionare i circoli territoriali che fino ad oggi nella maggior parte dei casi non hanno mostrato segni di vitalità e che in molti, fatte le dovute eccezioni per il circolo Gubbio Centro e per tentativi in altri pochi Circoli, non hanno voluto funzionare".