Presentano ricorso alla Corte di Appello di Roma il Comune di Gualdo Tadino e l'azienda Rocchetta dopo la sentenza del Commissario agli usi civici Antonio Perinelli depositata lo scorso 10 febbraio che ha disposto il ritorno alla Comunanza agraria Appennino Gualdese delle aree dove insistono i pozzi di prelievo delle acque minerali.
Fa discutere, in particolare, il passaggio della sentenza in cui il giudice assegna alla Comunanza anche la proprietà del bene idrico, citando l'articolo 3 della legge 168 del 2017 in cui sono definti beni collettivi: " I corpi idrici sui quali i residenti del comune o della frazione esercitano usi civici". Per il giudice:"Essi costituiscono elementi del patrimonio antico dei domini collettivi. Il legislatore – scrive Perinelli - con la legge 168/2017, ha configurato - ai sensi dell’articolo 43 Costituzione (richiamato espressamente nell’articolo primo della legge) una proprietà originaria delle acque insieme a quelle dei terreni su cui insistono".
All'opposizione fatta dalla Regione Umbria che considera escluso da tale novero le acque minerali e termali in quanto appartenenti al patrimonio indisponibile dello Stato trasferito alle Regioni, il giudice ha risposto in sentenza che:" Anche in questo caso deve considerarsi la disposizione della legge 168/2017 quale legge speciale sopravvenuta e destinata dunque a derogare - limitatamente ai domini collettivi - le norme preesistenti in materia". In sintesi le acque minerali sono di competenza regionale ma solo laddove non insistano in terreni di dominio collettivo.
Su questo punto in particolare si leva la protesta del sindaco di Gualdo Tadino Massimiliano Presciutti che dalle colonne de "Il Corriere dell'Umbria" stamani sottolinea come con questa sentenza si dia di fatto in mano l'acqua ad un privato, poichè la Comunanza è un ente di diritto privato. Da qui l'appello alla Regione Umbria e all'assessore Roberto Morroni perchè intervenga e perchè vengano difese le istituzioni pubbliche.