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"La Festa dei Ceri non e' una gara ma un omaggio a S.Ubaldo": il Vescovo bacchetta i ceraioli "smemorati"

"La Festa dei Ceri non e' una competizione sportiva, ma un omaggio a S.Ubaldo": il Vescovo nel Pontificale per il Patrono bacchetta i "ceraioli smemorati" dopo l'epilogo della corsa di ieri.
Un invito alla riscoperta della figura del vescovo e patrono di Gubbio, sant'Ubaldo, ma anche l'esortazione a vivere la Festa dei Ceri non come una competizione sportiva ma come sincero omaggio al Santo. Così al solenne pontificale che stamattina in Cattedrale ha celebrato la ricorrenza liturgica di sant'Ubaldo, presieduto dal vescovo di Città di Castello, mons. Domenico Cancian, insieme al vescovo di Gubbio, mons. Mario Ceccobelli, e all'emerito, mons. Pietro Bottaccioli. La cerimonia e' stata trasmessa in diretta da Trg e www.trgmedia.it. “Non sempre i portatori, i ceraioli – ha detto mons. Ceccobelli nel saluto iniziale della celebrazione – ricordano la dignità del Cero e la figura di Ubaldo. Ieri, di sicuro, c'è stato qualche smemorato ma di questo parleremo in altra sede. Ora dedichiamoci al nostro Santo vescovo” ha aggiunto ironicamente Ceccobelli che mai, in 8 anni di episcopato, aveva commentato con toni così perentori alcuni atteggiamenti della Festa dei Ceri. Nel mirino l'epilogo della corsa di ieri quando, sulla scalea della Basilica del Patrono, si sono consumati momenti di grande tensione e di dubbia lealtà ceraiola che hanno visto poi concitate reazioni tra alcuni ceraioli di Sant'Ubaldo e di San Giorgio, come le immagini in diretta di Trg hanno documentato. A presiedere il solenne pontificale del 16 maggio, quest'anno è arrivato mons. Cancian, da sei anni vescovo di Città di Castello. Un figlio, come ha spiegato Ceccobelli, della famiglia generata da Madre Speranza a Collevalenza, la famiglia dell'Amore Misericordioso. “Il mio desiderio in questi anni – ha aggiunto mons. Ceccobelli – è stato quello di condividere la festa del nostro Patrono con i confratelli dell'episcopato umbro, per mostrare loro quanto sant'Ubaldo sia ancora amato da questa comunità”. “Oggi sono qui a condividere la vostra festa – ha esordito mons. Cancian – e mi sento quasi in colpa, da confinante, di essere qui per la prima volta e non essere mai venuto prima! Stiamo vivendo l'Anno della Fede indetto da Benedetto XVI e circostanze come queste rivelano che in fondo al cuore c'è l'esperienza di una fede radicata e che viene da lontano, che fa capo ai santi e, qui a Gubbio, a Ubaldo in particolare. E' bene che il popolo celebri il Patrono anche con la Festa dei Ceri. Quei Ceri sorretti da cento braccia – ha continuato il Vescovo della diocesi tifernate – ci mostrano come noi possiamo aiutarci nel vivere la fede: si tratta di ritrovare il senso profondo di quella festa. Con tutto ciò che accade intorno a noi in questi giorni, possiamo ancora vivere la festa?Sant'Ubaldo ci insegna a reagire nel modo giusto. La festa ci aiuta a superare le difficoltà, ha senso se rianima una vita nuova a tutti i livelli, in un momento in cui siamo tentati da scoraggiamento, violenza, rassegnazione”. Mons. Domenico Cancian ha pronunciato anche l'omelia della solenne celebrazione, ricordando come la fede cristiana sia, innanzitutto, un rapporto con Dio, poi una vita che sappia rispecchiare il Vangelo e, infine, che possa dare frutti di impegno sociale, politico e culturale che siano di aiuto nella situazione tenebrosa in cui viviamo in questi tempi. “Sono questi i tre messaggi che sant'Ubaldo ci trasmette ancora oggi – sottolinea Cancian – messaggi che conservano una grande attualità. Ubaldo a Gubbio fece quello che qualche decennio più tardi il Signore chiese a Francesco di Assisi. Tra i due c'è un profondo parallelo ed è impensabile che san Francesco non si sia ispirato in qualche modo a sant'Ubaldo. I due santi testimoniano come sia possibile mettere Dio al primo posto, con un rapporto veramente autentico e profondo: non spiritualismo ma spiritualità”. Mons. Cancian continua nell'omelia a parlare di Ubaldo Baldassini, uomo di riconciliazione che, nella sua vita, ha ricambiato le offese col perdono. “Santità è passare dall'egoismo all'amore, da chiusura e paura all'apertura fiduciosa. E lo Spirito Santo è a nostra disposizione per trasformare anche il nostro carattere. Da questo punto di vista, sant'Ubaldo ci richiama a un impegno che non finisce mai. E, se noi abbiamo fede, sicuramente siamo impegnati a portare un grande contributo alla Chiesa e alla società: oggi ce n'è davvero un bisogno profondo”. Al termine della celebrazione in Cattedrale, sono stati premiati i primi tre classificati del concorso fotografico “Istanti di fede”, promosso dal Servizio di pastorale giovanile della diocesi di Gubbio. Una iniziativa organizzata, ha spiegato il responsabile dell'ufficio diocesano don Marco Cardoni, per sottolineare la percezione che la comunità ha della propria fede, delle tradizioni e della cultura. Primo premio per Elisabetta Damiani con lo scatto intitolato “Devozione”, secondo per Gianluca Mariucci con “Fede e speranza”, terzo per Morena Marcaccioli con l'immagine “Davanti a Te il buio come luce risplende”. Come tradizione, all'inizio della santa messa, la statua di sant'Ubaldo portata in processione per le vie della città prima della corsa pomeridiana dei tre Ceri è stata riportata dalla Chiesa dei Neri fino alla Cattedrale. Il servizio liturgico musicale del solenne pontificale è stato garantito, come consuetudine, dalla corale “Cantores Beati Ubaldi”, diretta dal maestro di cappella Renzo Menichetti.
Gubbio/Gualdo Tadino
16/05/2013 14:40
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