E’ un quadro buono e per certi versi rassicurante quello che emerge dalla relazione di ARPA Umbria, l’agenzia regionale protezione ambiente che alla sede di Terni ha illustrato in conferenza stampa i dati sulla qualità dell’aria in Umbria e sui risultati dello studio relativo all’impatto che ha avuto su questo fronte il periodo di lockdown. Presenti il sindaco di Terni, Latini, l’assessore regionale all’Ambiente Morroni e il Direttore Generale di Arpa Umbria, Luca Proietti: "La qualità dell'aria in tutta l'Umbria ha mostrato sui valori medi un rispetto della legge, buono anche perchè per la prima volta non sono stati superati i 35 sforamenti in tutta la regione dalle nostre centraline".
Lo studio realizzato da Arpa Umbria – illustrato dai funzionari dell’agenzia Pompei e Galletti - nel periodo di lockdown ha rappresentato un momento irripetibile (per le circostanze) per valutare l’impatto diretto che hanno sulla qualità dell’aria alcune attività antropiche, in particolare traffico e industrie, che per due mesi sono stati del tutto assenti.
"Il periodo di lockdown ha confermato che il fattore principale di emissione resta quello degli impianti domestici di riscaldamento - ha aggiunto Proietti che ha sottolineato che ci sono in Umbria ben 25 centraline (di cui 5 nella sola Gubbio). Dunque i valori di Pm10 nel periodo di lockdown sono rimasti più o meno gli stessi che nei periodi ordinari. La qualità dell’aria in Umbria è comunque migliorata nel trimestre preso in esame, marzo-aprile-maggio 2020. L’indagine di ARPA Umbria ha messo in relazione condizioni meteorologiche, determinanti per la qualità dell’aria, i vari provvedimenti di blocco delle attività e i dati emersi dalle centraline fisse di monitoraggio e dalle analisi di laboratorio. Il quadro che emerge risulta essere estremamente significativo.
Le polveri sottili (PM 10 e PM 2,5) infatti, non hanno risentito in maniera evidente del blocco delle attività. Esaminando i valori giornalieri si nota come le medie siano influenzate, oltre che dalle emissioni, soprattutto dalle condizioni meteo. La riduzione dei valori fino al 27 marzo va associata all’irruzione sull’Umbria della tramontana, così come i picchi registrati alla fine di marzo (28–31 marzo) della parte nord dell’Umbria sono influenzati da una irruzione di aria dall’Asia centrale, con un marcato contenuto di polveri. Fino al 31 maggio i dati sono rimasti su valori bassi, mediamente al di sotto della norma, a eccezione della settimana 6 -13 aprile e nei giorni 14 e 15 maggio, quando si sono verificate leggere intrusioni sahariane specie nella parte sud dell’Umbria. Il Biossido di Azoto (NO2), ha evidenziato una notevole riduzione nelle postazioni più influenzate dal traffico come Perugia Ponte San Giovanni, Foligno e Terni Carrara.
E in relazione al dibattito in corso a Gubbio sul possibile utilizzo di CSS da parte delle cementerie, Proietti assicura sulla capillarità e puntualità dei monitoraggi, considerando che la città è sottoposta a verifiche in modo massiccio e ben superiore rispetto anche alle metropoli del nord: "A Gubbio ci sono 5 centraline, per una citta' di 35 mila abitanti. Consideriamo che Milano città metropolitana ne conta appena 2. Noi metteremo a disposizione i nostri dati e le nostre evidenze scientifiche all'attenzione del soggetto politico che sarà chiamato a prendere decisioni".
E a proposito si questo, l’assessore regionale all’Ambiente Roberto Morroni anche in questa sede ha ribadito che come Giunta intende intraprendere un percorso verso la piena sostenibilità ambientale che sarà lungo e comporterà anche scelte, ha detto, “in controtendenza” .
Perugia
10/07/2020 16:54
Redazione