Il centro storico come valore, culturale prima, ma anche economico, è oggi dato acquisito su larga scala. Eppure, paradossalmente, nel momento stesso in cui più alta sale l’attenzione per la tutela e valorizzazione, maggiormente si acuisce il rischio della sua ghettizzazione, musealizzazione, del distacco dalla vita comune fatta di servizi e residenzialità, schiacciato dalla concorrenza della new economy dei centri commerciali e dei poli aziendali, come anche dal proliferare di seconde case dentro le mura civiche. Governare la città storica, ripensare le sue funzioni in linea con le esigenze di oggi e contemporaneamente salvaguardarne il suo portato culturale è il tema del dibattito di “Mirabilia Urbis”, convegno che ha chiamato a Gubbio amministratori locali, istituzioni regionali e tecnici per mettere a confronto esperienze diverse e contribuire alla definizione di strategie per i centri storici. E’ stato l’assessore all’urbanistica del Comune di Gubbio Pavilio Lupini a portare subito l’esperienza immanente del “caso Gubbio”, città tra le più belle del patrimonio artistico italiano, per la quale da poco è stato elaborato un nuovo piano regolatore. Un piano che ha guardato al centro storico come luogo su cui applicare una “conservazione attiva”, ovvero mirata a inserire nel tessuto storico la vita della città con le sue esigenze di parcheggio e di residenzialità. Angelo Scassellati, sindaco di Gualdo Tadino, ha raccontato l’altra faccia della medaglia, quella di una cittadina fortemente compromessa dagli scempi degli anni ‘50 – ‘60 e che oggi, grazie all’opportunità della ricostruzione post sisma, prova a ripensare se stessa, riaprendo, a seguito di acquisti effettuati dal Comune, palazzi storici da anni chiusi ( Casa Cajani ad esempio ) e riqualificando spazi degradati. Proprio sulla qualità della ricostruzione post sisma in Umbria, l’ing. Luciano Marchetti, ex soprintendente regionale per l’Umbria ai beni architettonici e paesaggistici e oggi ancora commissario straordinario per la ricostruzione, ha sottolineato gli aspetti di qualità.
Interventi a tutto campo nel corso del convegno anche sulla legislazione in tema di centri storici, con l’avvocato Marco Marchetti che ha illustrato le conquiste che negli anni ‘60, partendo dalla “Carta di Gubbio”, giunsero nel ’67, con la “legge Ponte”, al riconoscimento della specificità di centro storico come bene urbanistico e non più solo ambientale. Dalla teoria alla pratica, la due giorni di convegno continua con l’illustrazione di progetti specifici su vari territori, da Gubbio con il recupero di San Marziale e il Palazzo del Bargello, a Gualdo con la Rocca Flea, per continuare con le esperienze di Foligno, Todi e Perugia