L’avvelenamento di animali selvatici e domestici è una piaga, che va repressa e prevenuta. E’ stato questo l’argomento del convegno che si è svolto al chiostro di San Francesco a Umbertide, dal titolo “No ai bocconi avvelenati nella fauna selvatica: strategie innovative per contrastare la diffusione di esche e bocconi avvelenati”.
Ad aprire i lavori sono stati il presidente della Provincia Marco Vinicio Guasticchi e il sindaco Marco Locchi. “I bocconi avvelenati – ha detto il presidente Guasticchi – uccidono indiscriminatamente innumerevoli specie appartenenti sia alla fauna domestica che a quella selvatica. Mentre per gli animali domestici c’è qualche speranza di salvezza (quando è possibile il pronto intervento dei medici veterinari) per i selvatici l’ingestione di bocconi avvelenati significa morte certa fra grandi sofferenze e con il pericolo di contaminare, attraverso la catena alimentare, altri animali. Un esempio per tutti sono i rapaci, che si nutrono anche di carcasse. Poiché la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato, e quindi di tutti noi, come Provincia abbiamo il dovere etico e istituzionale di prevenire ed eliminare questo fenomeno, non solo attraverso la repressione e il controllo, ma soprattutto attraverso l’informazione”.
L’evento è stato organizzato in collaborazione con l’ente “Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga” nell’ambito del progetto “Life Antidoto”. Durante la mattinata sono stati sviluppati diversi temi: il progetto Life Antidoto (L’uso del veleno in Italia); avvelenamento degli animali in Italia: esperienza in Umbria e Marche; la normativa nazionale; strategia contro l’uso del veleno in Italia; formazione e gestione di un Nucleo cinofilo antiveleno. Gli interventi sono stati curati da: Anna Cenerini, project manager del progetto Life Antidoto; Monica Di Francesco, coordinatrice interna del progetto “Ente parco nazionale del Gran Sasso e monti della Laga); Gina Biasimi dell’Izsum (Istituto zooprofilattico sperimentale Umbria Marche); Marco Fratoni, dirigente del comando provinciale del Corpo forestale dello Stato; Giorgio Tani, operatore per la polizia provinciale del servizio antiveleni. Ha coordinato l’incontro Roberta Burzigotti, dirigente del servizio Gestione faunistica e protezione ambientale della Provincia di Perugia. I relatori hanno spiegato le ragioni del triste fenomeno. Allo scopo di eliminare animali ritenuti fastidiosi o concorrenziali con l’attività venatoria e l’agricoltura o per ritorsioni o rivalità tra cacciatori, si ricorre all’uso illegale dei bocconi avvelenati che provocano la morte, diretta o indiretta, di migliaia di animali selvatici. Questa pratica, che avviene in maniera indiscriminata, è ancora oggi largamente diffusa nonostante in commercio ci siano strumenti molto più efficaci, economici e sicuri dell’uso del veleno e del tutto legali (dissuasori sonori, strumenti ad ultrasuoni, spruzzatori d’acqua ed altri) che mantengono lontano l’animale evitando di ucciderlo. Inoltre l’immissione in ambiente di esche avvelenate comporta rischi indiretti per l’uomo, sia perché le sostanze tossiche si disperdono nel suolo e nelle falde acquifere, sia perché le esche possono essere maneggiate incautamente. Molto interessante l’esperienza del progetto “Life antidoto”, portata avanti in Abruzzo. Cardine del progetto, che si spera presto di esportare anche in provincia di Perugina, sono i nuclei cinofili antiveleno. Nel Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga e aree limitrofe sono costantemente in azioni due nuclei, uno com posto da tre cani e un altro da due. Interagiscono costantemente con diverse categorie di portatori d'interesse, tra i quali associazioni di tartufai, allevatori e cacciatori, contribuendo a divulgare l'importanza della lotta all'uso illegale del veleno e l'efficacia del controllo e della prevenzione dell'atroce pratica. E' incessante, soprattutto, l'attività ispettiva dei nuclei, che prevede continui controlli sul campo in seguito a segnalazioni di ritrovamenti di carcasse e bocconi avvelenati. Fin dalla scorsa primavera, quando sono entrati in azione, i nuclei cinofili sono stati utilizzati per importanti missioni con il Corpo forestale dello Stato. Nel pomeriggio i nuclei cinofili antiveleno presso la pineta Ranieri di Umbertide hanno dimostrato in concreto come operano.
Città di Castello/Umbertide
19/02/2014 09:08
Redazione