Si chiama "timosina alfa 1 " ed è una proteina molto nota tra i medici, utilizzata come antinfiammatorio.
Da qualche settimana a questa parte, rappresenta la speranza più concreta di cura della malattia più frequente tra le malattie genetiche rare, ovvero la fibrosi cistica.
Uno studio dell'Università di Perugia, coordinato dalla professoressa Luigina Romani e pubblicato su "Scienze Medicine", dimostra che l'uso costante di "timosina alfa 1" su pazienti malati di fibrosi ha effetti non solo antinfiammatori, ma anche riparatori dei danni arrecati dalla malattia .
Una scoperta che apre grandi speranze e applicabile ( questa l'altra grande novità ) su tutti e cinque i ceppi di malattia oggi noti. Sinora, infatti, molti dei farmaci in uso erano efficaci su determinate varianti della fibrosi, ma non su altre.
Alla scoperta, seguirà nei prossimi mesi la sperimentazione del farmaco su un campione di circa 12 pazienti affetti da fibrosi cistica. Verranno coinvolti a tal scopo la clinica pediatrica dell'Università di Perugia guidata dalla professoressa Susanna Esposito e il centro regionale di fibrosi cistica dell'ospedale di Gubbio e Gualdo Tadino diretto dal dottor Guido Pennoni ( nella fotro a sinistra ) , ospiti questi ultimi la settimana, insieme alla propfessoressa Luigina Romani , degli studi di Trg per parlare proprio della scoperta scientifica ( vedi sezione Plus su questo sito ) .
Un grande traguardo per la medicina contemporanea e un 'occasione per affermare il suo prestigio per il centro di cura di Branca, dove vengono costantemente seguiti circa 70 casi provenienti da tutta la Regione.
Oggi la fibrosi cistica ha un'incidenza di 1: 2500 sulla popolazione mondiale e, malgrado la scienza abbia prolungato gradualmente le prospettive dei malati, la media di vita resta intorno ai 40 anni.
Gubbio/Gualdo Tadino
22/04/2017 15:33
Redazione