La storia della città sotto una inedita prospettiva e attraverso tre luoghi storici d’eccezione, alcuni dei quali aperti al pubblico per la prima volta come il Lascito Pillitu a Palazzo Pierleoni. Grande soddisfazione per l’esito della 26esima edizione delle “Giornate FAI di Primavera” che nei giorni scorsi, a Città di Castello, hanno registrato ben 1500 presenze, confermando i grandi numeri degli anni precedenti in Alta Valle del Tevere. Il percorso tifernate, dal titolo “Per il bene comune. La città attraverso i luoghi dei suoi benefattori”– sotto il patrocinio di Regione e Comune di Città di Castello – è stato promosso e organizzato dai volontari del Gruppo FAI Città di Castello. Un plauso particolare va agli “Apprendisti Ciceroni”, i ragazzi delle scuole superiori tifernati (Liceo Plinio il Giovane, istituti di istruzione superiore Franchetti-Salviani e Patrizi-Baldelli-Cavallotti), che con grande passione e preparazione hanno condotto i visitatori in un ideale percorso all’interno delle mura cittadine articolato in tre tappe. L’Archivio storico della Diocesi, racchiuso nella imponente fabbrica settecentesca del Seminario, ha rivelato ai visitatori un vero e proprio scrigno di tesori: esposti al pubblico c’erano manoscritti e documenti di grande pregio dall’XI secolo (il più antico risale all’anno 1020) fino alla storia contemporanea, come i risultati dello storico referendum sul divorzio del 1974. Negli spazi di Palazzo Cassarotti, sede della storica istituzione Opera Laica Segapeli-Lascito Cassarotti-Fondazione Monti-Torrioli, fondata da Giuseppe Segapeli nel 1839 allo scopo di conferire borse di studio negli studi superiori per i giovani tifernati, gli Apprendisti Ciceroni hanno illustrato il giardino pensile e la quadreria, costituita da opere di provenienza privata e da opere dei giovani borsisti che si distinsero nelle belle arti, tra i quali spiccano i nomi di Giovan Battista Polenzani, Elia Volpi, Celestino Celestini e dei fratelli Sarteanesi. Aperto per la prima volta dopo il lascito testamentario dell’avvocata e docente universitaria Paola Pillitu al Comune di Città di Castello, l’appartamento al piano nobile di Palazzo Pierleoni, recante importanti stucchi e affreschi del Seicento, ha svelato materiale di notevole valore documentario, frutto del lavoro dei suoi proprietari (Paola e il padre, Luigi Pillitu, figura fondamentale per la storia del secondo dopoguerra a Città di Castello), e artistico, tra cui ceramiche e complementi di moda. Il Gruppo FAI Città di Castello ringrazia per il supporto locale e per la buona riuscita della manifestazione: il Comune di Città di Castello, l’associazione culturale “Centro studi Pillitu-Meroni”; la Diocesi di Città di Castello, il Seminario, l’Archivio storico e la biblioteca Storti-Guerri; la comunità ortodossa; l’Opera Laica Segapeli–Lascito Cassarotti–Fondazione Monti-Torrioli; Sogepu, l’associazione Ari-re radioamatori di Città di Castello, la Protezione civile di San Giustino e di Monte Santa Maria Tiberina, Stefano Mastriforti, Pierfrancesco Zangarelli, Busatti “Il linguaggio delle stoffe”, docenti e studenti degli istituti superiori coinvolti.

Città di Castello/Umbertide
05/04/2018 11:22
Redazione