Il Consorzio SMAI lancia un appello per il futuro del mobile dell’Alta Valle del Tevere.
Il presidente Emiliani: “Serve un patto tra artigiani e istituzioni”. “Pensiamo sia venuto il momento che gli artigiani e le istituzioni del territorio stringano un patto per salvaguardare la tradizione del legno-arredo dell’Alta Valle del Tevere e per dare un futuro a questo settore, unendo le energie e condividendo gli obiettivi”. Dopo anni di crisi che hanno dimezzando il numero delle aziende e la forza lavoro del comparto, il presidente del Consorzio SMAI Emanuele Emiliani apre il 2016 con un appello per il rilancio della produzione di mobili nel comprensorio altotiberino. Nei soci del sodalizio, che si sono ritrovati durante le festività per il tradizionale scambio degli auguri e per condividere vedute e aspettative, è maturata la consapevolezza che non c’è alternativa a un cambiamento del modello produttivo e delle logiche che finora hanno caratterizzato il proprio lavoro e che questo cambiamento risieda nella capacità di aprirsi e fare squadra con gli altri operatori del settore e con le istituzioni. “La crisi ha spazzato via tante aziende, ha portato tanti artigiani a perdere fiducia in questo settore e nel futuro, ha praticamente azzerato il ricambio generazionale – osserva Emiliani – ma oggi possiamo dire che questa crisi si è arrestata, che, dopo aver toccato il fondo, ci sono le condizioni per ripartire e per rilanciare la produzione. Ecco perché abbiamo bisogno di una svolta e siamo convinti che possa venire solamente se gli artigiani si mettono insieme. Tutti noi sappiamo che l’artigiano altotiberino sa fare i mobili, che ha conoscenze e abilità uniche, ma abbiamo anche ben chiaro che le nostre aziende hanno bisogno di competenze gestionali, di conoscenze finanziarie, di capacità manageriali che ci permettano di stare sui mercati ed essere competitivi, di professionalità, come designer e architetti, che ci permettano di innovare i prodotti e intercettare le nuove tendenze. Quando è stato tentato, tutto questo è stato fatto finora in maniera individuale, con una certa gelosia del proprio marchio, della propria autonomia, che oggi rischia di essere un limite, se vogliamo ragionare come distretto del mobile e dare forza a una tradizione che è ancora riconoscibile. Singolarmente le aziende potranno anche sopravvivere, ma sarà sempre più difficile difendere il marchio di qualità del mobile altotiberino che è conosciuto in Italia e all’estero – puntualizza Emiliani - per cui, se abbiamo a cuore la salvaguardia del nome che identifica la nostra manifattura, abbiamo bisogno di fare insieme i passi che ci servono”. Mettere in comune le conoscenze e le esperienze, investire insieme per dotarsi degli strumenti necessari a gestire le aziende e innovare il prodotto, concorrere all’acquisizione di spazi di mercato, costruire insomma una filiera, per il Consorzio SMAI è l’obiettivo di cui devono farsi carico addetti ai lavori e istituzioni. “Abbiamo accolto con soddisfazione il recente pronunciamento con cui il Consiglio comunale di Città di Castello ha avviato un percorso finalizzato alla valorizzazione delle eccellenze del territorio attraverso la predisposizione dei servizi necessari a supportare e sviluppare le aziende – afferma Emiliani – e crediamo che questa sia la strada giusta, è esattamente ciò che ci aspettiamo dalle istituzioni. Siamo pronti a fare la nostra parte per avviare un percorso comune che ci permetta di crescere e rilanciare il settore del mobile – conclude Emiliani - e fin d’ora siamo a disposizione delle aziende, dei consorzi e delle istituzioni del territorio per incontrarci e dare seguito a tutte le azioni che permettano di lavorare insieme a questo obiettivo”.
Città di Castello/Umbertide
20/01/2016 13:05
Redazione