C.Castello. La Fondazione Burri non ci sta. "Nulla è dovuto al notaio Paolo Biavati".

“La Fondazione non ha mai conferito alcun incarico al Notaio Paolo Biavati in relazione all’eredità di Minsa Craig e si riserva ogni opposizione e diritto a seguito del pignoramento eseguito nei locali e sui beni della Fondazione. L’iniziativa del Notaio Paolo Biavati è del tutto infondata ed illecita”. Così la Fondazione Burri risponde al decreto ingiuntivo che nella giornata di mercoledì ha portato al relativo provvedimento di pignoramento di otto opere del maestro Alberto Burri. Secondo gli amministratori della Fondazione il pignoramento è stato ottenuto dal notaio Paolo Biavati sulla base di un asserito credito inerente all’attività di consulenza dallo stesso svolta in relazione all’eredità di Minsa Craig, per un importo di 149.967 euro. Per questo lavoro il notaio ha già chiesto in sede giudiziaria una liquidazione del proprio onorario di quasi 500mila euro, in primo grado, ed in 150mila in secondo grado. Al riguardo la Fondazione precisa che “a fronte di questa richiesta il Tribunale di Perugia ha emesso un provvedimento, confermato in secondo grado, di liquidazione dell’onorario per 19mila euro. Tale dato fondamentale è stato omesso dal notaio Paolo Biavati, quando ha avanzato la richiesta di decreto al giudice della Sezione di Città di Castello che ha emesso il provvedimento dichiarandolo immediatamente esecutivo, senza convocare la controparte”. “Il lavoro per il quale il notaio Paolo Biavati pretende di essere pagato e per il quale ha ottenuto il decreto ingiuntivo è, quindi, un’attività che è stata già liquidata nella somma di euro 19.426 euro – precisa la Fondazione - ed inoltre è un’attività per la cui esecuzione né il suo cliente Cecil Craig né la Fondazione lo hanno mai incaricato ed anzi si sono opposti alla stessa chiedendone al giudice il blocco e ottenendo un provvedimento che ha riconosciuto come non legittimi gli atti posti in essere dal Notaio”. “La richiesta del notaio Paolo Biavati – precisano dalla Fondazione Albizzini - deve comunque essere diretta esclusivamente nei confronti dei congiunti Craig, quali unici soggetti tenuti a rispondere di eventuali crediti verso l’eredità di Minsa Craig”. La transazione intervenuta tra la Fondazione e i congiunti Craig ha determinato la definitiva e salda cristallizzazione della titolarità dei diritti e degli obblighi nascenti dall’eredità di Minsa Craig,in capo ai congiunti, e dall’eredità di Alberto Burri in capo alla Fondazione. Pertanto, con detta transazione i beni oggetto delle eredità contese sono rimasti inalterati nella loro consistenza, non sono stati oggetto di alienazione a terzi e non vi è stata alcuna lesione dei diritti dei presunti creditori di Minsa. “La difficoltà del notaio Paolo Biavati di attivarsi nei confronti di un soggetto residente all’estero, quale unico soggetto responsabile, ha portato all’ennesimo disperato quanto illegittimo tentativo di aggredire la Fondazione che nulla gli deve – affermano da Palazzo Albizzini”. Sulla vicenda è arrivata la presa di posizione del sindaco tifernate Fernanda Cecchini. “È inimmaginabile che la Fondazione Albizzini, pur avvalendosi di un nutrito pool di legali, abbia stipulato con gli eredi di Minsa Craig una transazione che non mette il patrimonio artistico, lasciato da Alberto Burri alla città, al riparo da azioni e pretese di chi può vantare crediti nei confronti della defunta vedova dell’artista. Voglio quindi sperare che l’ennesima vertenza giudiziaria possa ottenere un rapido esito positivo a favore della Fondazione”. Il sindaco di Città di Castello, Fernanda Cecchini annuncia comunque di aver già chiesto “un incontro urgente con la presidenza della Fondazione” e che si vedrà “nei prossimi giorni con i rappresentanti del Comune nel Consiglio d’Amministrazione”. “Non nascondo - aggiunge - una seria preoccupazione non tanto per il merito del contenzioso attivato, ma per il fatto stesso che di Burri si torni nuovamente a parlare per vertenze giudiziarie”.