E’stata un’esperienza forte Radio Città di Castello, addirittura indelebile per coloro i quali furono protagonisti in prima persona di quella breve, ma esaltante avventura. Se n’è avuta la certezza l’altra sera, alla riunione conviviale del Garden cui hanno preso parte con entusiasmo, e pieno coinvolgimento emotivo, una trentina di ‘reduci’: intendiamoci, nessuna commemorazione, bensì un felicissimo rivivere momenti fantastici della propria gioventù –lo si può ben dire per ciascuno, dato che si parla di una storia che data oltre 30 anni indietro nel tempo-. Già, il tempo, che magicamente si è fermato per qualche ora, nel riportare alla luce mille simpatici episodi ormai assurti al ruolo di veri e propri aneddoti (uno per tutti: il mitico “all’ospedale stanno tutti bene” nel corso della diretta a seguito di una forte scossa di terremoto): Renato Borrelli, ispirato conduttore della serata, ha tirato il filo dei ricordi sollecitando ciascuno a schizzare una pennellata sul quadro. L’opera alla fine è risultata perfetta, una artistica realizzazione degna addirittura di… un Burri, tanto per rimanere in tema di tifernati veri. Non hanno mancato l’appuntamento amici ora lontani, come Gianni Novello proveniente dalle sponde dell’Adriatico, un po’… meno giovani (Dino Marinelli, guai a chiamarlo vecchio con la sua immutata verve da eterno ragazzo), o all’epoca bimbetti con i calzoni corti -il prototipo è Giuseppe Falconi, in arte Erode nelle sue trasmissioni per bambini-, addirittura un autorevole rappresentante del Parlamento della Repubblica quale Walter Verini, fresco reduce da uno sfiancante tour giornaliero fra Ravenna e Genova (“ma ho voluto esserci ad ogni costo”). Per ognuno un simpatico omaggio, sotto forma di una pergamena personalizzata, e soprattutto il microfono a disposizione –era il minimo, parlando di radio…- per raccontare e raccontarsi, ed esprimere le proprie emozioni, in alcuni casi davvero bellissime e profonde. Anche chi non c’è più è risultato in qualche modo presente, in virtù di un ricordo privo di malinconia, bensì con il sorriso che caratterizzava i personaggi: l’impareggiabile Neno di Riosecco, chi non lo conosceva, e purtroppo diversi altri. Alla fine baci e abbracci, la promessa reciproca di non perdersi più di vista, ed un enorme, sentitissimo grazie da parte di ognuno a Luigi Chieli, il Gigino che con la sua felice ostinazione ha permesso la splendida rimpatriata: sembrava impossibile, solo un sognatore poteva riuscire nell’impresa. Un sognatore come chi, a 20 anni, cercava di acchiappare le nuvole con l’ausilio di un semplice microfono…
Città di Castello/Umbertide
27/01/2009 15:07
Redazione