Cala il sipario su Gubbio Arte Medievale

In nome del vino e dell'allegra vita di osteria, ma anche del suo simbolismo eucaristico e delle sue proprietà taumaturgiche. L'ultimo appuntamento del festival Gubbio Arte Medievale, tenutosi presso la taverna di Sant'Antonio, è stato all'insegna del successo e del buon umore con l'insieme vocale e strumentale abruzzese Schola Hadriensis che ha offerto un amplissimo spaccato di brani desunti da raccolte europee dal XIII al XV secolo, tutti incentrati sul vino. L'idea che il mondo cristiano potesse in qualche modo aver minato l'uso e l'esaltazione del nettare della tavola tanto cantato dai latini in virtù di una morigeratezza dei costumi, viene smentito dalle fonti medievali che del vino parlano come buon compagno della mensa dei ricchi e a volte dei poveri, ma soprattutto dei potenti, Papi inclusi. La taverna come luogo di baldoria è il posto più indicato per gustare del suo piacere - non a caso martedì sera il festival ha scelto la taverna di Sant'Antonio - ma sono soprattutto i conventi ad incrementare la coltivazione della vite rivestendola anche di un valore simbolico come vigna del Signore e al vino come sangue di Cristo. E l'Assessore Renzo Menichetti si dice molto soddisfatto per la grande risposta del pubblico e stampa, superiore alle aspettative. Già guarda al prossimo anno, fa sapere, col direttore artistico Gasparoni, per la costruzione di un programma che avrà come tema le streghe e l'alchimia. Soddisfatti anche i dirigenti di Telethon che ringraziano il Comune di Gubbio per aver voluto coniugare divertimento e solidarietà.