Caso Bianzino. Procura di Perugia: "ingiustificata ogni prospettazione di responsabilità".

Restano ancora molti e irrisolti i dubbi e gli interrogativi legati alla morte di Aldo Branzino, il 44enne residente a Pietralunga, morto in una cella del carcere di Capanne a Perugia, dopo essere stato arrestato insieme alla compagna per una piantagione di marijuana. Intanto la Procura di Perugia, che ha aperto un fascicolo sul caso e sta indagando per omicidio volontario, invita alla prudenza, evidenziando come “allo stato delle indagini qualsiasi prospettazione di responsabilità a carico del personale della Casa Circondariale o di terzi sia del tutto ingiustificata ed intempestiva”. E’ lo stesso Procuratore della Repubblica di Perugia Nicola Miriano ad affermarlo a mezzo di un comunicato in cui tra l’altro sottolinea come gli stessi accertamenti medico-legali siano tuttora in corso e che solo all’esito definitivo degli stessi potrà disporsi di un quadro chiaro della tragica vicenda. “Per ciò che concerne l’accertamento delle modalità di restrizione – prosegue il Procuratore - la Squadra Mobile della Questura di Perugia, in collaborazione con il personale del Nucleo Investigativo Centrale del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e della stessa Casa Circondariale hanno svolto e svolgono approfonditi accertamenti, anch’essi essenziali alla definizione del caso”.