Una Regione che non dà risposte, istituzioni ingessate dall'ideologia, centinaia di lavoratori in attesa di conoscere il loro futuro, due aziende che rischiano in Umbria di dover chiudere i battenti. E' molto netta l'immagine tracciata dalla Cgil stamani nella conferenza stampa convocata a Perugia sul futuro del cemento nel territorio eugubino.
L'attuale situazione di stallo, secondo il sindacato, mina la base di un'economia fondamentale per l'Umbria e la zona appenninica in particolare, con la Regione chiamata a dare una risposta chiara non solo sulla richiesta delle aziende di avviare la riconversione "green" sostituendo una parte di combustibile con il Css, ma in genereale su un percorso di ampio respiro da effettuare.
Il territorio eugubino, ha affermato il sindacato con Gianni Fiorucci segretario, Augusto Paolucci e Elisabetta Masciarri della Fillea ( edili ) e Marco Bizzarri della Filt ( trasporti ), potrebbe essere il luogo ideale in cui elaborare una strategia per una riconversione green del settore cemento.
La Cgil considera questo momento una sfida fondamentale per l'Umbria e in particolar modo per il territorio di Gubbio il cui Pil, per il 27%, ruota proprio intorno al settore del cemento, con circa 1500 lavoratori coinvolti tra diretti e indotto.
"La nostra preoccupazione è forte - hanno detto Cgil, Fillea e Filt - perché se non si avrà una svolta nella vicenda e se le Istituzioni non si faranno carico della vertenza, il rischio di perdere posti di lavoro diventa sempre più concreto”. Da questo punto di vista la Cgil si è detta “insoddisfatta” dell’esito dell’incontro avuto con la Regione Umbria, rappresentata dalla presidente Tesei, lo scorso 26 settembre che, ad oggi, non ha prodotto alcun passo avanti nel confronto con le aziende e il territorio.
Proprio allo scopo di difendere il patrimonio produttivo rappresentato dal settore cemento, migliorando l’impatto ambientale delle produzioni, la Fillea Cgil, insieme alla Cgil dell’Umbria, ha elaborato un progetto (sarà presentato nei prossimi giorni) che prevede la creazione di un "Distretto del cemento di nuova generazione". Un progetto ambizioso per un percorso dai tempi medio lunghi in cui il Css è solo un primo gradino della riconversione ecologica, tuttavia ritenuto dal sindacato fondamentale. Senza questo, hanno spiegato i delegati, le aziende cementiere non hanno margini economici per la produzione, il costo dell'energia supera il profitto della vendita. La conseguenza è lo spegnimento dei forni , già attivato a Ghigiano, sebbene da qualche giorno è ripartita la produzione per un solo mese, e la cassa integrazione per i dipendenti diretti. Il 2022, senza lo sblocco dello stallo attuale, ha spiegato Fillea Cgil, prospetterà per l'industria Colacem 6 mesi di stop , con cassa per 120 operai diretti, a cui si aggiungono quelli dell'indotto, tanti, troppi ha chiosato Marco Bizzarri della Filt Cgil, che lavorano soprattutto nel settore dei trasporti oggi gravemente preoccupati per il futuro.
Essere lungimiranti e fare presto è dunque l'appello lanciato dalla Cgil alle istituzioni con un confronto serrato nei tempi che abbia alla base dati scientifici comprovati no prese di posizione ideologiche.
( ndr. interviste e immagini nel tg di TRG canale 11 ore 19.30 replica 20.20 )
Gubbio/Gualdo Tadino
11/11/2021 15:53
Redazione