Cinghiali nell'eugubino-gualdese, un problema che "prolifica"

Cereali, uva, olive. Prodotti già raccolti o di prossima raccolta, per i quali è ancora difficile fare un bilancio del 2006: dati precisi non sono ancora a disposizione, ma le prospettive dovrebbero essere più o meno in linea con quelle dello scorso anno, forse addirittura leggermente migliori. Questo, almeno, è quanto lasciano intendere Cia e Coldiretti. I risultati peggiori, nel comprensorio eugubino, si attendono invece nelle zone di Pontedassi, Monteluiano e Carestello - le grandinate di fine agosto hanno infatti procurato diversi danni alle colture - ma gli inconvenienti causati dal maltempo non sarebbero i soli a creare disagi all'economia agricola locale. Un problema crescente, "prolificato" - è proprio il caso di dirlo - negli ultimi anni, è quello dei cinghiali. La questione è annosa, ma il numero degli animali risulta in continua crescita. Anche solo il passaggio di cinghiali danneggia le piante, inclusi viti e olivi, sui cui tronchi si appoggiano per mangiare foglie e frutti. E a riportare danni non sono solo le colture: non è strano infatti che qualche automobilista, in viaggio in zone di alta collina, si imbatta in alcuni di questi animali. Il maggior numero di animali, stando alle indicazioni di Cia e Coldiretti, si trova nella zona del Parco del Monte Cucco. All'interno della riserva infatti gli animali possono riprodursi in modo pressoché indisturbato. E non è affatto strano che decidano di superare i confini del parco e magari invadere i campi di qualche agricoltore. Venti o trenta anni fa, spiegano i tecnici delle associazioni di categoria, il cinghiale non era neppure presente nella zona di Gubbio e Gualdo. E' stato introdotto solo successivamente, e in pratica, a parte i cacciatori e i lupi (questi ultimi aggrediscono soprattutto i piccoli di cinghiale), sul territorio non sono minacciati da nessun altro predatore. Cia e Coldiretti hanno ricevuto diverse denunce da parte degli agricoltori (almeno una trentina): richieste di indennizzo che le associazioni di categoria provvedono poi ad inviare all'Ambito Territoriale della Caccia, per ottenere risarcimenti dalla Provincia. "Gli indennizzi però - spiegano i tecnici di Cia e Coldiretti - sono elargiti in base alla disponibilità dell'ente, e non sempre sono sufficienti a ripagare i danni: spesso si tratta di cifre veramente esigue, tanto che gli agricoltori, sfiduciati, non provvedono nemmeno ad inoltrare la domanda di richiesta".