La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla difesa dell’ex imprenditore tifernate Davide Pecorelli, contro la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Perugia. Durante il dibattimento che si è tenuto lunedì, gli avvocati di Pecorelli, Massimo Brazzi e Andrea Castori, hanno contestato la validità della sentenza, puntando sulla doppia incriminazione, ovvero che il fatto sia considerato come reato sia dallo stato richiedente l'estradizione, in questo caso l'Albania, che dallo Stato italiano, ed è comunque indifferente che il reato sia punito diversamente o che sia prevista una disciplina diversa per l'applicazione delle circostanze attenuanti o aggravanti. Oltre a questo gli avvocati hanno evidenziato la proporzionalità della pena prevista nel sistema penale albanese e hanno poi puntato l'attenzione sulle condizioni carcerarie in Albania. L'accusa, invece, aveva chiesto la conferma del provvedimento di secondo grado che aveva dichiarato l’estradizione di Pecorelli verso la Repubblica di Albania.Nel 2021 Pecorelli si era fatto credere morto in Albania per poi ricomparire vivo e vegeto dopo 9 mesi vicino all'isola di Montecristo. Per questi fatti il Tribunale di Puke lo aveva condannato per truffa, simulazione di reato, profanazione di tombe e incendio. A Pecorelli, che dovrà essere consegnato entro 45 giorni alle autorità di Tirana, per evitare l' estradizione resta ora la possibilità di chiedere un intervento diretto del ministro Carlo Nordio. I legali valutano anche la possibilità di rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo.