Crisi dell'elettrodomestico tra Fabriano e l'Eugubino-Gualdese: dibattito in Consiglio regionale

Piu' di 25.000 persone tra Umbria e Marche sono senza lavoro, in cerca di occupazione o in regime di ammortizzatori sociali, su un totale di poco piu' di 100.000 residenti: e', questa, una delle cifre dell'"emergenza occupazionale ed economico-produttiva" che sta interessando da alcuni anni la fascia appenninica a cavallo tra le due regioni. Lo ricorda una mozione presentata stamani in consiglio regionale dai gruppi della maggioranza di centrosinistra. Il documento e' stato illustrato in aula da Andrea Smacchi(Pd), il quale ha ricordato che scopo della mozione e' "promuovere una vertenza, insieme alle Marche, per chiedere di rimodulare l'accordo stipulato a suo tempo con il Governo dopo lo scoppio della crisi della Antonio Merloni, essendosi rivelato uno strumento farraginoso e incapace di utilizzare le risorse stanziate (35 milioni di euro, ndr) per rilanciare efficacemente le attivita' economiche di una zona a pesante rischio di desertificazione industriale ed occupazionale". ''Il cuore della crisi tra Fabriano e Nocera Umbra riguarda una zona in cui, negli ultimi 40 anni, la produzione si e' concentrata sugli elettrodromestici, con l'Italia che era diventata il primo produttore mondiale. Se oggi parliamo di crisi di quel settore, si parla anche di problemi occupazionali per migliaia di addetti. Basta ricordare che il primo cliente di acciai speciali dell'Ast si chiama Indesit'': e' quanto ha ricordato dall'assessore regionale Vincenzo Riommi, aprendo il dibattito sulla mozione riguardante la crisi della fascia appenninica Umbria-Marche. ''Evitiamo di compiere - ha detto l'assessore - sull'attuale vicenda Indesit, anche noi l'errore secondo cui, con la crisi della Antonio Merloni, era entrato in crisi un semplice progetto imprenditoriale di un fasonista. E' tutta una filiera industriale che sta andando fuori, ed e' la seconda filiera produttiva italiana dopo l'automobile. Serve dunque una riflessione strategica sull'elettrodomestico. Riommi ha poi sottolineato che ''l'accordo di programma, per la Antonio Merloni, presupponeva equilibrio tra qualcosa di solido che ripartiva sull'elettrodomestico, con piccoli e medi investimenti. Non e' certo con quell'accordo che si affronta una crisi cosi' rilevante. ''La crisi complessa di quella fascia - ha concluso Riommi - e' la crisi di un sistema territoriale ampio che produce manifatture, materiale di base e meccanica, con un rilievo strategico al pari di quelli di Porto Marghera o di Porto Torres: servono quindi gli strumenti e le risorse adeguate per reagire in modo efficace''. Al dibattito è intervenuto anche il consigliere PD Chiacchieroni secondo cui la risposta alla crisi della produzione elettrodomestica nella fascia appenninica ''e' la costituzione di un distretto industriale Umbria-Marche'' su questo tipo di produzione, che abbia il supporto di istituti di ricerca, italiani e non: ''il tutto e' subordinato alla creazione di varie convenienze a produrre elettrodomestici in questa zona''. ''In questo territorio c'e' la massa critica giusta per realizzare questa collaborazione con le Marche e per sperimentare questa iniziativa'', ha ribadito Chiacchieroni, convinto che ''questo sia l'approccio giusto per arrestare la fuoriuscita del manufatturiero dall'Italia''.