Aur, agenzia Umbria ricerche, pubblica un nuovo studio sulla denatalità a cura di Giuseppe Coco dal titolo "Figli, perchè sempre meno?"
"I numeri parlano chiaro - spiega Cico - in Italia ci troviamo di fronte ad un netto calo delle nascite. Da una quindicina di anni si registra una decrescita significativa dei neonati. In particolare, tra il 2008 e il 2023 c’è una differenza di -3,3 figli ogni mille abitanti.
L’Umbria come trend non fa eccezione, anche se va segnalato – in quanto è un dato molto interessante sul quale sembra utile riflettere – che nel quinquennio 2003/08 ha fatto registrare performance migliori della media italiana. Questi i dati. Ma, perché nel nostro Paese si fanno sempre meno figli? Alla base del fenomeno si intrecciano questioni che hanno a che fare sia con la dimensione economica, sia con quella valoriale/culturale. Sul tappeto le argomentazioni sono diverse.
Dal rapporto Coop 2023 risulta che il 51% delle persone tra i 20 e i 40 anni si manifestano non interessate a diventare genitore. In questo scenario dalle tinte fosche, però, a ben vedere uno spiraglio, seppur flebile, lo si intravede e ci è offerto dalle risultanze dell’Indagine Istat su “bambini e ragazzi” del 2023 (pubblicata il 20/05/2024) da cui emerge – stando alle intenzioni espresse dai giovanissimi tra gli 11 e i 19 anni – che una ripresa delle nascite potrebbe essere anche potenzialmente possibile.
Nello specifico, i ragazzi del campione si vedono in coppia (74%), propensi al matrimonio (72%) e soprattutto il 69% di loro desidera avere figli. E tra questi: il 61,5% ne vorrebbe due; il 18,2% tre o più; l’8,8% uno; il restante 11,5%, pur volendoli, non ne indica il numero.
Certo, non si può mancare di precisare che siamo al cospetto di opinioni espresse da adolescenti, che per definizione vivono una fase di transizione. Ma, al tempo stesso, davanti a certe manifestazioni di intenti non si può neanche escludere a priori la possibilità di avere, ancora una volta nel nostro Paese, una ripresa demografica derivante anche dall’incremento delle nascite oltre che dal movimento migratorio.
A questo punto della riflessione, al netto delle questioni legate ai valori, che sono importantissime nel percorso che porta alla scelta di mettere al mondo un individuo, chi scrive ci tiene a sottolineare due questioni di natura prettamente economica, che la politica non dovrebbe mai trascurare quando lavora alla costruzione delle misure volte a stimolare la ripresa della natalità:
- la spesa media per sostenere un figlio da 0 a 18 anni di età, al netto dei processi inflazionistici, nel 2023 si aggirava intorno ai 140 mila euro;
- la retribuzione annua lorda media dei 25-44enni italiani, all’oggi, non raggiunge quota 30 mila euro.
Non si può mancare di sottolineare che la questione del calo della natalità in Umbria è un tema molto sentito. Questo ce lo testimonia, ad esempio, la dotazione di strutture per l’infanzia che (storicamente) è superiore alla media nazionale, così come ce lo testimonia anche una delle ultime politiche adottate dalla Regione: il bonus neomamme. Si tratta di 1.200 euro una tantum destinati alle mamme affinché possano, nel primo anno di vita del bambino, far combaciare nel miglior modo possibile le nuove esigenze familiari con quelle lavorative. Già attivo nel 2023, nel 2024 è cresciuto in termini di platea che ne potrà beneficiare (circa millesettecento a fronte dei poco meno di mille dell’anno precedente). Il budget complessivo, come ordine di grandezza, è passato da 1,2 milioni a 2 milioni di euro. Che non sono poca cosa per una piccola regione.
Sotto un profilo più generale, l’Umbria indubbiamente non può contare su un pacchetto di misure pro-natalità in linea con quello del Trentino, che in Italia fa da lepre rispetto a certe politiche. Ma, di sicuro sta mostrando una sua vitalità nel dare gambe a diverse azioni concrete che non mancano di andare – compatibilmente con i propri mezzi finanziari – in quella direzione."
Perugia
10/07/2024 15:42
Redazione