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Dodicenne stuprata, imputato in aula

Si è celebrata stamattina a Perugia la prima udienza del processo per violenza sessuale aggravata istruito nei confronti di un 37enne residente nell'hinterland folignate
Erano presenti entrambe, madre e figlia, stamattina nell’aula penale del palazzo di giustizia di Perugia, dove si è celebrato il processo nei confronti di un 37enne residente nell’hinterland folignate accusato d’aver stuprato per due anni una dodicenne. Dopo il rinvio a giudizio per violenza sessuale aggravata, firmata dal gup del capoluogo Claudia Mattini lo scorso 6 luglio, l’uomo è comparso in aula di fronte al collegio giudicante del tribunale di Perugia, presieduto dal dottor Massei. Nel corso dell’udienza le parti hanno formulato le richieste istruttorie e il magistrato ha rinviato il procedimento penale al 4 aprile, data fissata per l’esame della parte offesa e le deposizioni dei testimoni dell’accusa. Secondo la ricostruzione della minorenne, l’uomo, frequentante la sua famiglia in virtù di un’amicizia con il padre, l’avrebbe indotta a pratiche erotiche spinte già all’età di dodici anni. Abusi che si sarebbero perpetrati nel corso dei due anni successivi ma che la giovane vittima aveva avuto il coraggio di denunciare solo sette anni dopo, all’età di 19 anni. Era il 13 marzo del 2004 quando la giovane aveva varcato la soglia del commissariato di polizia di Foligno vuotando il sacco, raccontando di quegli anni, il biennio dal ’97 al ’99, quando a casa sua o in quella di quel suo amico più grande era stata vittima delle morbose attenzioni dell’uomo. Una denuncia integrata ben tre volte, tanti e tali i ricordi riaffiorati a poco a poco nella memoria della ragazza. Sarebbe perfino spuntato un diario al quale la giovane avrebbe confidato i suoi tormenti, l’adolescenza violata, gli abusi. E proprio sul diario si concentrano le attenzioni della magistratura: la difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Giovanni Picuti e Monica Benedetti, ha chiesto difatti la produzione integrale del documento, non accontentandosi dei fogli volanti, oltretutto fotocopiati, presentati dalla giovanissima querelante. Determinante sarà l’esito della perizia calligrafica che dovrebbe appurare l’epoca in cui il diario sarebbe stato scritto. Se appunto da un’adolescente di 12 anni o da una giovane che di anni ne aveva quattro o cinque di più. Circostanza, quest’ultima, niente affatto secondaria, in quanto se confermata farebbe cadere l’aggravante del reato, il quale non sarebbe più perseguibile d’ufficio ma a querela di parte, non presentata entro i sei mesi dai fatti e pertanto foriera di prescrizione del reato. Entrambi i protagonisti della scabrosa vicenda, la vittima del presunto abuso e quello che, secondo la tesi accusatoria potrebbe essere stato il suo aguzzino, appartengono alla comunità dei testimoni di Geova; per la verità sembra che l’imputato fosse stato radiato dalla comunità religiosa qualche mese prima della denuncia sporta dalla ragazza in conseguenza di una specie di scandalo che aveva scosso l’intera organizzazione: l’uomo (e con lui anche altre quattro o cinque giovani coppie frequentanti anch’esse la Sala del Regno) sarebbe stato allontanato per le ripetute infedeltà coniugali. Al vaglio degli inquirenti anche una lettera anonima (non allegata agli atti perché andata perduta) che, secondo una prima ricostruzione dei fatti, sarebbe opera della giovane abusata la quale per motivi ancora da chiarire avrebbe inviato alle madri di due sue coetanee una missiva dai toni inequivocabilmente allarmanti, scritta in prima persona da un presunto Mostro che raccontava di giochi spinti con le figlie. Sembra che la lettera fosse anche firmata con il nickname del presunto pedofilo. L’uomo, sposato e incensurato, dice di non avere la benché minima idea del motivo di un tale accanimento nei suoi confronti da parte della querelante e spiega che se la giovane è a conoscenza di circostanziati particolari delle sue preferenze sessuali (un atteggiamento di tipo pseudo-feticista nei confronti dei piedi femminili) ciò si deve al fatto che può probabilmente aver preso visione degli atti del processo di radiazione dai Testimoni di Geova, avviato proprio dal padre. La giovane, costituitasi parte civile, è difesa dall’avvocato Francesco Lattanzi.

08/01/2007 20:00
Redazione
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