In pieno lockdown ritrovata e ristampata a Città di Castello Cinquecentina scomparsa. Dopo 500 anni l’Eneide in volgare tradotta da Ippolito de Medici, nipote di Lorenzo il Magnifico, torna in Umbria, a Città di Castello dove due tipografi ambulanti, Antonio Mazzocchi e Niccolò Gucci, la stamparono nel 1539. Evento speciale della 20° Mostra del libro antico e della stampa antica di Città di Castello, che si apre oggi ed è visitabile on line fino a domenica (www.mostralibroantico.it), l’Eneide, secondo libro, in volgare è stata ristampata (in versione “facsimilare”) in pieno lockdown dalla Pliniana Editrice in un cofanetto a cura di Giovanna Zaganelli, docente dell’Università per Stranieri di Perugia e Sarah Bonciarelli, professore invitato all’Università di Louvain nell’ambito del progetto di Studio “Per una storia dei tipografi e librai: l’Alta Valle del Tevere” sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Città di Castello in collaborazione con l’Università per Stranieri di Perugia. “In realtà è probabile che una tappa a Città di Castello l’Eneide di Ippolito de Medici l’abbia fatta anche nel 1966 quando l’alluvione di Firenze colpì la Biblioteca nazionale centrale dove è conservata e molti volumi furono trasferiti nell’attuale museo Burri dei Seccatoi del tabacco” – ha dichiarato Giancarlo Mezzetti, direttore e curatore della Mostra. “Di questa Eneide si erano perse le tracce e solo delle fotocopie conservate nella Biblioteca di Città di Castello hanno spinto le curatrici a cercare questa Cinquecentina introvabile”. Durante la Mostra del Libro è stato presentato il cofanetto, che esce per la Pliniana Editrice contenente l’edizione facsimilare del II libro dell’Eneide di Virgilio e un volume critico che analizza la traduzione in volgare effettuata dal Cardinale Ippolito de’ Medici. “Non è un caso se l’Eneide di Ippolito de Medici sia stata stampata a Città di Castello; qui la tradizione nell’arte tipografia affonda le sue radici nei secoli” – ha aggiunto, Fabio Nisi, presidente dell’Associazione Palazzo Vitelli a Sant’Egidio che promuove la Mostra in collaborazione con il Comune di Citta’ di Castello. “Non è la prima volta che ospitiamo una Cinquecentina; la Biblioteca comunale di Città di Castello ha un fondo antico di grande valore. Abbiamo scelto l’Eneide per la sua storia speciale, diffusissima quando fu stampata e poi quasi persa, e perché creò un pubblico di lettori in volgare, cioè i primi lettori italiani. Ci è apparso – ha concluso Nisi - tutto molto connesso con la bibliofilia della Mostra e con l’opera di divulgazione della storia locale che stiamo portando avanti”. “Siamo onorati – ha aggiunto il sindaco Luciano Bacchetta - di aver presentato un evento storico-culturale di portata nazionale nella nostra città in cui la tradizione plurisecolare della Scuola grafica rappresenta un grande valore che vogliamo preservare e consolidare. Occasioni come quella di oggi, scoperte e contributi di grande livello culturale ci spingono a tutelare e rafforzare una scuola che abbiamo sempre difeso e che è erede di una tradizione forte sostenuta da un distretto industriale ancora molto radicato”. “E’ un’opera interessantissima dal punto di vista della fortuna di Virgilio e della letteratura italiana in volgare e dunque una ulteriore conferma della ricchezza della cultura tipografica tifernate ed umbra” - ha dichiarato Giovanna Zaganelli, professore ordinario di Semiotica del testo all’Università per Stranieri di Perugia curatrice insieme a Sarah Bonciarelli, professore invitato all’Università di Louvain la neuve (Belgio), che hanno promosso e guidato la ricerca insieme ad altre due giovani studiose, Chiara Gaiardoni e Martina Pazzi, e più diffusamente il professor, Alessandro Scarsella, della Università Ca’ Foscari di Venezia. “E’ una delle prime versioni cinquecentesche del poema latino, nella traduzione in endecasillabi sciolti (cioè liberi dalla rima) da parte del giovanissimo cardinale Ippolito de’ Medici e rappresenta una tappa importante nel percorso della lingua letteraria volgare che vede le tipografie cinquecentesche come straordinari laboratori di cultura e di diffusione della lingua. Il volume dedicato da Ippolito a Giulia Gonzaga, attraverso la similitudine tra l’incendio di Troia e l’incendio del suo cuore per la nobildonna”, ha concluso la Professoressa Zaganelli. “La lavorazione della cinquecentina – ha precisato con un pizzico d’orgoglio, Giorgio Zangarelli, titolare dello Stabilimento Tipografico “Pliniana” (oltre un secolo di attività) e Presidente della Sezione Grafica e Cartotecnica di Confindustria Umbria - ha coinciso con l'emergenza Covid, ma per fortuna "Altra stampa" il codice ATECO sotto il quale è da sempre classificata la nostra attività, è stata ritenuta essenziale e quindi esentata, insieme all'intera filiera, dalla sospensione della produzione decretata il 22 marzo scorso. Pertanto in pieno periodo di lockdown, pur adottando tutte le misure di contenimento necessarie, siamo riusciti comunque a portare a termine questa edizione di alto profilo letterario. Ancora una volta, con in mano questo splendido cofanetto, si riconferma il concetto che l'opera stampata conserva sempre il suo fascino e può imporsi come mezzo privilegiato per una comunicazione dì grande impatto", ha concluso Zangarelli. La tipografia Pliniana, con sede a Selci di San Giustino (PG), è una delle più antiche e conosciute tipografie dell'Italia centrale. Dotata di macchinari per la stampa offset e per la stampa digitale è in grado di soddisfare un'ampia varietà di esigenze: dalla produzione libraria di pregio alla realizzazione di qualsiasi tipo di materiale pubblicitario. In particolare è specializzata nella stampa di volumi di alta qualità e di difficile realizzazione tecnica, libri rivolti ad un pubblico qualificato ed esigente, per la cui realizzazione non si può improvvisare.
Città di Castello/Umbertide
08/09/2020 10:07
Redazione