Sarà ascoltato oggi dal pm Dario Razzi che conduce l'inchiesta sulla sua presunta affiliazione al Dssa (dipartimento studi strategici antiterrorismo) il presidente del Città di Castello Valentino Rizzuto, coinvolto nell'affare scoppiato a Genova. Insieme a lui un altro tifernate, il professor Massimiliano Rossini, esperto di criminalità internazionale. L’origine dell’inchiesta si era persa nella nebbia di marzo di un anno fa fino a quando scoppia ufficialmente lo scandalo di Genova che ha fatto finire due membri della polizia parallela in carcere, mentre a Perugia due loro arruolati, hanno onorato solo il registro degli indagati e forse qualcosa racconteranno e non li inchioderebbe solo la lista degli agenti sparsi in tutta italia pronti a giurare fedeltà e farsi gli affari degli altri con la copertura delle barbe finte ma anche le intercettazioni telefoniche, quelle notizie riservate passate di mano in mano e ottenute attraverso mezzi considerati illeciti, almeno dalla magistratura. Dai documenti passati per Genova si scopre che avevano numerosi agganci negli uffici di polizia. I poliziotti pare avessero creduto a quella storia dell’antiterrorismo e quindi con facilità rilasciavano informazioni o confidenze su quella e l’altra persona. Ma erano le informazioni finanziarie più interessanti, come per esempio un importante fornitore che sta per stringere un contratto con un uomo d’affari, per sapere se il primo è solvente, si rivolge ad un amico che può ottenere tutta la situazione economica dell’uomo da spiare, così l’amico va in banca si presenta con placche della polizia e le tessere del ministero dell’interno e ottiene tutte le informazioni sull’uomo d’affari (nella foto Gaetano Saya, fondatore del Dssa).