Ex Merloni, i sindacati: l'accordo di programma va rivisto

Cgil, Cisl e Uil, di concerto alle segreterie provinciali dei metalmeccanici Fim, Fiom, Uilm, chiedono un intervento deciso da parte della Regione dell’Umbria mirato a rivedere dal profondo i termini dell’Accordo di programma per l’area appenninica. A distanza di sei mesi dall’entrata in vigore, delle 41 manifestazioni di interesse pervenute in Regione da parte di papabili investitori, nessuna finora si è concretizzata. “Colpa – hanno sostenuto Alessandro Piergentili (Cgil), Paola Pietrantozzi (Cisl) e Umbro Conti (Uil), riuniti oggi in conferenza stampa presso la Sala del Museo del Comune di Nocera – dei vincoli posti dall’Accordo, che di fatto lo rendono non appetibile e non accessibile: dall’investimento iniziale richiesto di due milioni di euro all’eccessiva prassi burocratica, fino alle polizze fideiussorie esagerate. Chiediamo che la Regione si assuma la responsabilità di esercitare pressione a livello governativo per sbloccare questi vincoli che rendono inutilizzabili i 17 milioni di euro disponibili”. Le segreterie confederali e quelle dei metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil si sono già fatte promotrici di incontri avuti con Confindustria e con i sindaci dei territori interessati dall’Accordo, nel corso dei quali è stata riscontrata la comune volontà di far funzionare l’Accordo di programma. “Un’opportunità che sarebbe un delitto perdere, dobbiamo capire perché non ha funzionato finora e porre i rimedi necessari. Prima di tutto, sarebbe opportuno che Invitalia, che è il soggetto che governa i meccanismi, assuma un atteggiamento meno chiuso, non limitandosi a custodire gelosamente i 17 milioni ma rendendoli fruibili ai possibili investitori. I tempi sono ristretti, sono già trascorsi sei mesi e abbiamo tempo fino a novembre per raggiungere dei risultati concreti, per risollevare un territorio segnato dalla crisi come quello della fascia appenninica. Ricordiamo, tra l’altro, che sempre a novembre scadranno i termini della cassa integrazione per i circa 600 lavoratori ex Merloni rimasti fuori dal progetto Porcarelli, con un conseguente, ulteriore impatto sociale gravissimo sul territorio”.