Si dice sempre, lo dicono tutti. Ricordare è un impegno, ricordare un eccidio, una strage, diventa un dovere. A Sant’Anna di Stazzèma, un piccolo borgo, in provincia di Lucca, arroccato sulle Alpi Apuane ad oltre 600 metri d’altitudine, il 12 agosto del 1944, ovvero sessantatrè anni fa meno un pugno di ore, si consumò uno dei più atroci crimini commessi ai danni delle popolazioni civili nel secondo dopoguerra in Italia. La furia omicida dei nazi-fascisti si abbattè su 560 civili, tra residenti e sfollati, saliti fin lassù, tra i castagneti dell’alta Versilia, per sfuggire allo sterminio tedesco. Ma fu lo stesso un’estate di sangue. Lo ricorda ai microfoni di Trg Anna Maria Tucci, figlia di Antonio, un ufficiale di marina che lavorava a Livorno ma originario di Foligno che aveva condotto la sua famiglia a Sant'Anna per sottrarla agli orrori della guerra. Ma proprio lì, nella piazza del piccolo borgo, furono trucidati i suoi otto figli (la più piccola, Anna, di appena tre mesi) e la moglie. Un’altra piazza, quella che il Comune di Foligno il 25 aprile 2004 ha intitolato a Don Minzoni, ricorda i martiri Tucci. Al centro è stata realizzata una fontana a forma di clessidra, nel cui fascione centrale sono scolpiti in bronzo alcuni episodi in ricordo delle vittime, tra cui la Croce della famiglia Tucci. Dicevamo, dunque, del dovere della memoria, in nome della quale proprio oggi pomeriggio Anna Maria Tucci è partita alla volta di S’Anna per ripercorrere, insieme agli altri parenti delle vittime, il sentiero che conduce dalla piazza della Chiesa all'ossario lungo il quale è stata posta una doppia Via Crucis che in grandi formelle di bronzo affianca le tappe del calvario di Cristo e i tragici momenti della strage.
Foligno/Spoleto
11/08/2007 18:02
Redazione