Foligno. Si oppose allo stupro, picchiata dall’amico del padre

Si è alzato nuovamente il sipario ieri mattina sulla scabrosa vicenda giudiziaria a carico di un 37enne folignate che, stando all’ipotesi accusatoria, avrebbe violentato per tre anni la figlia dodicenne degli amici. Secondo la pubblica accusa l’uomo, accusato di violenza sessuale aggravata e percosse, avrebbe indotto una minorenne a pratiche erotiche spinte già dall’età di dodici anni e quando quest’ultima si sarebbe rifiutata l’avrebbe malmenata per persuaderla a cedere alle sue avances. Abusi, quelli descritti nel decreto di citazione a giudizio, che si sarebbero perpetrati nel corso di tre anni ma che la giovane vittima aveva avuto il coraggio di denunciare solo sette anni dopo, all’età di 19 anni. Un’udienza-lampo, quella di ieri mattina, terminata con un rinvio al 16 ottobre resosi necessario per via di un impedimento tecnico di uno dei magistrati del collegio giudicante del tribunale di Perugia. Sono dunque tornati a casa tutti i testimoni citati dal pubblico ministero che avrebbero dovuto riferire dei presunti abusi. Come si ricorderà, la giovane aveva varcato la soglia del commissariato di polizia di Foligno il 13 marzo 2004 raccontando agli inquirenti di come, nel triennio dal ’97 al ’99, fosse stata vittima delle morbose attenzioni di quel suo amico più grande. Una denuncia integrata ben tre volte, tanti e tali i ricordi riaffiorati a poco a poco nella memoria della ragazza. Sarebbe perfino spuntato un diario al quale la giovane avrebbe confidato i suoi tormenti, l’adolescenza violata, gli abusi. Entrambi i protagonisti della scabrosa vicenda, la vittima del presunto abuso e quello che, secondo la tesi accusatoria potrebbe essere stato il suo aguzzino, appartengono alla comunità dei testimoni di Geova; per la verità sembra che l’imputato fosse stato radiato dalla congregazione religiosa qualche mese prima della denuncia sporta dalla ragazza in conseguenza di una specie di scandalo che aveva scosso l’intera organizzazione. L’uomo (e con lui anche altre quattro o cinque giovani coppie frequentanti anch’esse la Sala del Regno) sarebbe stato allontanato per le ripetute infedeltà coniugali. La giovane, costituitasi parte civile, era invece presente in aula, accompagnata dalla madre e assistita dal suo difensore di fiducia, l’avvocato Lattanzi. L’imputato (co-difeso dagli avvocati Giovanni Picuti e Monica Benedetti) nega ogni addebito, ritenendo assolutamente inattendibile la testimonianza della ragazza.