Foligno: depositata la sentenza del caso Properzi

E’ stata depositata lo scorso 22 settembre la motivazione della sentenza letta l’11 marzo 2009 ovvero sei mesi prima, con la quale il giudice Nicla Flavia Restivo aveva condannato in I grado a 14 anni e 8 mesi il folignate Giampaolo Properzi per l’omicidio di Concetta Genta. Nella motivazione sembrerebbe sia stata accolta dal giudice la qualificazione dolosa dell’omicidio definito come delitto d’impeto, definendo inoltre “palese la sproporzione tra i motivi dell’alterco e l’esito finale della lite”. Inoltre la Restivo non avrebbe riconosciuto l’aggravante ‘per futili motivi’ richiesta dall’accusa. A svantaggio della difesa di Properzi il non accoglimento delle attenuanti costituite dalla tesi della provocazione da parte della vittima e della legittima difesa considerando –spiega la Restivo- che Concetta Genta non aveva con sé armi da utilizzare contro Properzi. Attenuanti rigettate e che, se accettate, avrebbero portato allo sconto di un terzo della pena per Properzi. Dall’avvocato della difesa Giuseppe Congiunti per ora nessuna dichiarazione mentre si dice non soddisfatto Giovanni Picuti, legale di parte civile che in un comunicato spiega: “Non mi soddisfano le ragioni che hanno indotto il Gup di Perugia a disattendere la requisitoria del PM, che aveva chiesto trenta anni di reclusione. L’iter logico e giuridico adottato dal giudice non è condivisibile, sia in ordine alla ricostruzione della dinamica omicidiaria, che in ordine alla riconosciuta equivalenza tra le circostanze attenuanti ed aggravanti il reato. I motivi a sostegno di tanta indulgenza –continua Picuti- sono particolarmente deboli. Spero che la Procura della Repubblica presso il Tribunale e la Procura Generale impugnino la sentenza, reiterando le richieste di pena prospettate dal P.M. di udienza. Ora che la competenza spetta alla Corte d’Appello –annuncia infine il legale della famiglia Genta- rinnoverò la richiesta di sequestro dei beni del Properzi, già avanzata dai colleghi che mi hanno preceduto e inspiegabilmente respinta. L’esigenze cautelari permangono e mi auguro che la stessa Corte si pronunci anche sull’attuale status del condannato, che è libero di circolare per la città, come segnalato al Ministro Alfano