Una gremita "Sala della città" alla Rocca Flea di Gualdo Tadino ha potuto conoscere il possibile volto del Beato Angelo da Casale, così come ricostruito scientificamente dal professor Fabio Cavalli, esperto di ricostruzione facciale forense. Il tutto partendo dalla ricognizione della salma mummificata conservata nella cripta ed effettuata due anni fa, su commissione della diocesi di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino alle dottoresse Agata Lunardini e Simona Minozzì, referenti per lo studio bioarcheologico del Beato e presenti in sala.
Angelo da Casale, patrono di Gualdo Tadino, di cui ricorrono i 700 anni dalla morte, aveva tra i 55 e i 65 anni quando morì nell'eremo di Capodacqua come monaco eremita camaldolese. Numerosi gli "acciacchi" dovuti all'età e alla vita di privazioni condotta, dall'artrite agli ascessi dentali, dai problemi alle anche dovuti al tanto camminare ( l'agiografia narra del pellegrinaggio a piedi a Santiago di Compostela) alla mancanza di vitamina D, importante per le ossa, ma carente vista la poca esposizione al sole. Era tuttavia ben nutrito, frutto presumibilmente della generosità dei gualdesi che già in vita gli riconoscevano capacità di intercessione presso Dio e aspetti di venerabilità.
Ricco il corredo della sua urna con tovaglie da mensa d'altare medievali e una veste, sotto quella visibile all'esterno, di un cotone proveniente dall'Africa.
La presnetazione degli esiti della ricognizione segna un momento fondamnetale nel calendario di eventi organizzati dal Comitato per la celebrazione del centenario, guidato dal presidente Carlo Catanossi, che per un'altra tappa di grande attenzione aspetta settembre con l'esposizione dell'urna del Beato e sua processione per la città.
Gubbio/Gualdo Tadino
25/05/2024 22:10
Redazione