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Gubbio, Colacem: i forni di Ghigiano si spengono per 4 mesi. Stop and go ciclico per evitare contraccolpi economici e di competitività legati alle nuove normative europee sulle emissioni di CO2

Gubbio, Colacem: i forni di Ghigiano si spengono per 4 mesi. Stop and go ciclico per evitare contraccolpi economici e di competitività legati alle nuove normative europee sulle emissioni di CO2.

E' un 18 agosto che segna una data importante per l'economia eugubina ed umbra. E' la data dalla quale lo storico impianto cementiero di Ghigiano di proprietà del colosso imprenditoriale Colacem, ha spento i propri forni. Una decisione sofferta ma definita inevitabile dal gruppo eugubino, che avrà durata 4 mesi, per poi riprendere per altri 2 e spegnersi nuovamente a marzo 2022 per altri 4 mesi.
Uno stop and go che ciclicamente andrà a ripetersi per evitare contraccolpi economici e di competitività legati alle nuove normative europee sulle emissioni di CO2, anidride carbonica. Le nuove regole tassano il consumo di combustibili di origine fossile - come il pet coke utilizzato nella cementeria di Ghigiano - imponendo, oltre un certo limite definito di quote di CO2, una serie di costi e di penalizzazioni che sul mercato rendono praticamente antieconomico produrre cemento. Almeno in Umbria.
Già, perchè la normativa europea consente di evitare l'addebito di quote CO2 su quegli impianti che utilizzano combustibili non convenzionali, meglio noti come CSS o combustibili solidi secondari. Il cui impiego alle cementerie di Gubbio è al centro di diatribe ormai da mesi con alcuni ambientalisti e il Sindaco di Gubbio Stirati. Morale: in quasi tutte le regioni italiane è previsto l'utilizzo di CSS come da normativa europea e ora anche italiana. Ad esempio, a meno di 100 km da Gubbio, nell'Aretino, la stessa Colacem utilizza CSS nell'impianto di Rassina, scelta fortemente sostenuta dalla stessa Regione Toscana. Naturale che l'impresa debba fare i conti con la propria sostenibilità economica, dirottando parte della produzione dall'impianto storico - ma tecnologicamente avanzato - di Ghigiano, in altri impianti, a partire proprio da quello vicino Arezzo. Il risultato di quella che appare come una normale scelta industriale, è invece pesante sul territorio: non solo in termini di cassa integrazione per parte dei dipendenti del gruppo eugubino, ma soprattutto per il crollo verticale nel fatturato di numerose aziende dell'indotto sul comprensorio di Gubbio, che non possono spostare la propria attività in altre regioni. In questo contesto il ritorno dalle vacanze per i vertici di Regione e Comune di Gubbio sarà probabilmente caratterizzato da nuovi incontri - l'ultimo si è svolto il 3 agosto scorso - per uscire da una situazione di impasse molto preoccupante. Stirati ripete il mantra dell'ecodistretto dove però non si affrontano temi come la sostenibilità da conciliare con l'impresa e il lavoro. E la Regione chiede lumi a Palazzo Pretorio perchè vede sul tavolo i dati ufficiali di Arpa che parlano dell'aria di Gubbio come di una delle più pulite in Umbria. Le norme europee e da ultimo, il decreto Cingolani parlano chiaro: il futuro dei combustibili fossili è destinato a ridursi sempre di più, chi vorrà alimentare impianti energivori come le cementerie dovrà farlo con combustibili meno impattanti come il CSS. Mentre il dibattito campeggia, i forni di Ghigiano si sono spenti. E per l'economia di Gubbio non è una buona notizia.

Gubbio/Gualdo Tadino
19/08/2021 10:58
Redazione
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