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Gubbio: immobili non accatastati, interviene l'Ate (ass. Tecnici Eugubini)
Gubbio: immobili non accatastati, interviene l'Ate (ass. Tecnici Eugubini) con una nota che specifica le reali dimensioni del problema. Stasera incontro pubblico a Cipolleto (bar Vagnarelli) alle ore 21 promosso dal Comitato n.4.
Resta aperta la vicenda relativa agli immobili non accatastati nel comune di Gubbio. Numerose e diffuse le preoccupazioni tra i cittadini in merito alle possibili conseguenze. Su questo tema si svolgerà stasera un incontro pubblico a Cipolleto (bar Vagnarelli) dalle ore 21, indetto dal Comitato territoriale n.4 di concerto con gli altri Comitati. Non parteciperà nè il Sindaco nè la Giunta che ieri in una nota hanno dichiarato di non essere disponibili per questa serata(per impegni precedenti), indicendo a loro volta un ulteriore incontro pubblico martedì sera 28 ottobre a Palazzo Pretorio. Intanto sulla questione interviene in queste ore il Consiglio Direttivo dell’Ate (Associazione Tecnici Eugubini) che ha esaminato le problematiche relative ai fabbricati foto-identificati che non risultano dichiarati al Catasto, anche alla luce degli imminenti obblighi degli interessati che, se inadempienti rischiano di dover incorrere in pesanti oneri amministrativi presso l’Agenzia del Territorio. "La normativa sul tema - ricorda una nota dell'Ate - è stata introdotta nel 1993 (D.L. n. 557 del 30-12-1993), continuamente modificata e prorogata dalle varie “finanziarie”, che hanno così contribuito al dilazionamento dei tempi tecnici, delle scadenze e generato ovviamente confusione interpretativa. Una prima considerazione riguarda l’eccessivo risalto dato al fatto che Gubbio sia tra i comuni con il più alto numero di edifici, circa 3900. Il dato è ovviamente fuorviante poiché il numero di casi non va considerato come valore assoluto o in rapporto al numero degli abitanti, ma va correttamente rapportato all’estensione del territorio comunale (Gubbio è il 7° comune d’Italia per estensione) ed il rapporto edifici rilevati su ettaro di territorio risulterebbe al contrario tra i più bassi della Regione. Altro aspetto riguarda la casistica degli edifici rilevati, che non vanno assolutamente considerati tutti come se fossero abusi edilizi; una valutazione approssimata ma abbastanza vicina al vero fa ritenere che almeno il 15% riguarda edifici non accatastati eseguiti in data antecedente al 1967 e quindi non abusivi; che un’ altro 10% riguarda rilevazioni di manufatti non definibili come edifici ma ad esempio semplici coperture di materiali accatastati all’aperto, che dalla rilevazione aerea possono sembrare costruzioni; un ulteriore 15% è costituito da edifici non accatastati ma riconducibili ad una conformità urbanistica in quanto ricadenti in aree classificate edificabili anche nel nuovo PRG. Infine un numero imprecisato di casi riguarda fabbricati presentati al Catasto terreni prima del 1996 : per questi infatti, assenti in cartografia ma presenti nell’archivio censuario, per effetto del D.M. 2-1-1998 n.28 il rilievo del fabbricato è di competenza del Catasto e nulla compete al proprietario. E ‘ verosimile, per quanto detto prima, che tra le possibile casistiche vi sia anche questa ed in maniera forse rilevante. Già questo basta a smorzare i toni con i quali è stato dipinto il territorio di Gubbio come sede della più alta concentrazione dell’abusivismo regionale. La questione non può quindi essere trattata come una mera ricognizione finalizzata al rilevamento di edifici che potrebbero rappresentare una possibile fonte di reddito per le casse dello Stato, in relazione alla tassazione IRPEF dei redditi derivanti dai fabbricati; infatti molti di questi, ancorchè accatastati, non produrrebbero alcun reddito, tra cui ad esempio quelli prettamente agricoli o di proprietà di Enti, Associazioni del tipo no-profit utilizzati per scopi sociali. Sollecitiamo pertanto gli Enti locali e le Istituzioni regionali affinchè sappiano porre rimedio a tale situazione ricordando che: - Il mancato accatastamento non corrisponde necessariamente ad abuso edilizio; anzi la stragrande maggioranza degli abusi sanati con i passati Condoni edilizi riguardava fabbricati regolarmente accatastati; - Che l’ultimo Condono edilizio del 2004 non ha reso possibile, solo per la nostra Regione, la sanatroria in area agricola proprio di questi tipi di manufatti; - Che vi sono norme regionali (L.R. 3/11/2004 n°21-Norme sulla viglianza, responsabilità,sanzioni e sanatoria in materia edilizia) che possono essere riconsiderate e riproposte, anche solo ai fini dell’accertamento in conformità urbanistica di costruzioni ancorchè non accatastate; - Che molti manufatti riguardano costruzioni di Enti e Associazioni di tipo no-profit, che le usano a scopi sociali e/o ricreativi con finalità pubbliche; - Che molti comuni umbri hanno norme nei PRG che consentono di edificare rimesse in area agricola per superfici ridotte (30-40 mq.) senza che tali strutture siano da considerare fabbricati a tutti gli effetti e senza alcun indice di edificabilità; tale norma dovrebbe obbligatoriamente essere contenuta nei PRG di tutti i comuni della Regione; - Che per molti casi l’introduzione in mappa è un mero adempimento del Catasto e non del proprietario. Confidiamo pertanto - chiude la nota dell'Ate - nella capacità delle Istituzioni di saper distinguere e perseguire il “vero” abusivismo edilizio, che è ciò che i cittadini si aspettano, senza fare di “ogni erba un fascio” e senza dover demandare il governo del territorio all’occhio del satellite".
Gubbio/Gualdo Tadino
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