E’ arrivato a Gubbio uno dei pochissimi scritti autografi di San Francesco di Assisi. Si tratta della Lettera a frate Leone, oggi conservata in un reliquiario nel duomo di Spoleto. Lo scritto, poche righe in un latino a tratti impreciso, è una sorta di esortazione spirituale per l’amico e confratello Leone, una delle figure più fedeli al Poverello assisano. La reliquia viene ospitata presso la Chiesa di San Francesco a Gubbio in occasione della conclusione dell’ottavo centenario della venuta a Gubbio di San Francesco e della sua accoglienza da parte della famiglia Spadalonga. Ieri pomeriggio, la lettera è stata accompagnata a Gubbio direttamente dall’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Riccardo Fontana, che ha celebrato la santa messa insieme al vescovo emerito di Gubbio, mons. Pietro Bottaccioli, e al ministro della provincia umbra dei francescani conventuali, padre Bernardo Comodi. “Con la sua vita, San Francesco ci ricorda il dono dell’umiltà”, ha spiegato ieri durante l’omelia mons. Fontana. “Frate Francesco ha lasciato tutto per seguire la via della povertà e la sua scelta di radicalismo evangelico. Il fascino di quella storia otto volte centenaria – ha aggiunto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia – arriva ai giorni nostri come un grande dono, capace di sanare le piaghe della nostra civiltà umbra di oggi”. Il Poverello di Assisi scrisse varie lettere, ma quasi tutti sono andate perdute. Ne restano solo due autografe e dall’attribuzione certa. La Lettera a frate Leone, dunque, ha un valore inestimabile. In pochi centimetri, appena 13 per 6, contiene una fraterna e pratica raccomandazione per il discepolo prediletto di Francesco. Ecco il testo integrale, nella traduzione italiana. “Fratello Leone, il tuo fratello Francesco ti augura salute e pace. Io ti dico, o figlio mio, con l’affetto di una madre, che tutto il discorso che abbiamo fatto per via lo condenso brevemente con queste parole di disposizione e di consiglio. E non è necessario che tu venga da me per un consiglio: qualunque modo vi sembrerà più idoneo per piacere al Signore Iddio, e per seguire l’esempio e la povertà sua, fatelo, sicuri di ottenere la benedizione del Signore Iddio e di avere obbedito a me (altri interpretano con “e io obbedirò”, ndr). E se poi, per necessità della tua anima e per avere ulteriore consolazione, vorrai venire da me, o Leone, vieni”. La lettera appartiene all’ultimo periodo della vita del santo, successivo alle Stimmate della Verna, quando Francesco era un uomo malato e quasi cieco. Ciò si coglie anche dalla grafia incerta e stentata e da qualche irregolarità lessicale. La reliquia francescana resterà esposta in una teca nella Chiesa di San Francesco a Gubbio fino alla solenne celebrazione presieduta dal cardinale Ennio Antonelli, nel pomeriggio di domenica 7 ottobre.
Gubbio/Gualdo Tadino
02/10/2007 10:26
Redazione