Gubbio: novizia in fuga denuncia il convento per maxi furto, è difesa dall'avv. Taormina (intervistato dal Trg sera)

Sarebbe stata derubata di un piccolo tesoro - in verità non tanto piccolo visto che si tratterebbe di crocifissi di rubini, catene in oro e medaglie tempestate di smeraldi del valore complessivo di oltre un milione di euro – la novizia che lo scorso anno era stata allontanata dal convento delle clarisse cappuccine sacramentarie di Gubbio e si era rifugiata a Roma insieme ad un'altra novizia e ad una suora. Un furto che ha spinto la clarissa a presentare formale denuncia nei confronti delle superiori del convento. E per fare tutto questo non si è affidata al primo avvocato incontrato per strada, bensì al notissimo Carlo Taormina (nella foto), intervistato ieri sera telefonicamente in anteprima dal Trg sera. La notizia è subito rimbalzata sui quotidiani nazionali, a partire dall'edizione on line de "Il Giornale" che ieri ha dedicato un lungo articolo alla vicenda. Non solo perché il presunto furto - già di per sé succulento visto che si tratterebbe di oltre un milione di euro - sarebbe avvenuto in ambienti religiosi, ma anche perché per la sua difesa la novizia ha deciso di affidarsi ad uno degli avvocati più in vista del momento. Ma andiamo con ordine. Era il giugno del 2008 quando due novizie, una spagnola e una colombiana, erano state costrette a lasciare il convento perché, a detta della madre superiora, "non avevano la vocazione". Le due, convinte della loro fede, si erano dunque appellate alla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica del Vaticano, organo che si occupa della disciplina, degli studi e dei diritti degli ordini e delle congregazioni religiose, per poi rifugiarsi a Roma; con loro anche la suora che le aveva seguite nei due anni di percorso all'interno del convento. Di loro poi non se ne è saputo più niente fino a questi giorni, quando le tre "hanno trovato il coraggio – ha detto l'avvocato Taormina – di presentare formale denuncia per il furto di gioielli e preziosi", di proprietà di una delle due novizie, lascito dei suoi familiari. Un vero e proprio patrimonio, del valore di un milione e 100mila euro, come affermato dallo stesso avvocato difensore Carlo Taormina, che la giovane teneva ben custodito all'interno di una scatola che, dopo la fuga a Roma, sarebbe rimasta in convento, visto che le clarisse non avrebbero avuto il tempo materiale di portare via l'ingente eredità, "tre crocifissi di rubini, oro e brillanti – riporta IlGiornale.it – cinque medaglie raffiguranti la Vergine Maria tempestate di acque marine e smeraldi, cinque scapolari d'oro guarniti di pietre preziose, tre grosse catene d'oro e molti altri oggetti preziosi". Soltanto quando le tre hanno incaricato un conoscente di andare a recuperare a Gubbio la scatola con i preziosi, si sono accorte che ori e gioielli erano spariti. In un primo momento le novizie hanno preferito tacere, anche in seguito alle rassicurazioni del Vaticano sulla possibilità di essere riammesse in monastero, poi però hanno deciso di parlare e di presentare denuncia. Non solo per furto, visto che, le novizie avrebbero denunciato le superiori anche per diffamazione, insulti e calunnie. Dalla Diocesi di Gubbio però arriva una secca smentita: nel convento non si sarebbe verificato alcun episodio di furto. "Non ci risulta che la novizia fosse in possesso di gioielli – ha affermato il vescovo Mario Ceccobelli – le due giovani sono state allontanate dal convento soltanto perché non erano idonee ad indossare l'abito". La questione ora è nelle mani della magistratura, che dovrà fare luce sulla vicenda.