Tutto è pronto per l’atteso appuntamento a Gubbio, unica sede in Umbria, con una delle 12 tappe del tour letterario organizzato per far conoscere al pubblico i cinque finalisti della 53° edizione del Premio Campiello, tra le più prestigiose rassegna letterarie nazionali.
Il vincitore sarà proclamato il 12 settembre al Teatro “La Fenice” di Venezia, scelto dalla Giuria dei trecento lettori anonimi. Intanto, si potranno conoscere da vicino oggi mercoledì 22 luglio, a partire dalle ore 18, al Palazzo dei Consoli (Sala dell'Arengo), gli autori e i libri in un incontro con il pubblico coordinato dal direttore di TRG, Giacomo Marinelli Andreoli.
Questi i 5 libri finalisti:
Marco Balzano ‘L’ultimo arrivato’ (Sellerio) -
Negli anni Cinquanta a spostarsi dal Meridione al Nord in cerca di lavoro non erano solo uomini e donne pronti all’esperienza e alla vita, ma anche bambini a volte più piccoli di dieci anni che mai si erano allontanati da casa;
Paolo Colagrande ‘Senti le rane’ (Nottetempo) -
Al tavolino di un bar, Gerasim racconta a Sogliani la storia di un terzo amico seduto poco più in là, ed è una storia molto avventurosa;
Vittorio Giacopini ‘La Mappa’ (Il Saggiatore) -
Monti, laghi, colline, forre, fortilizi e contrafforti, borghi, strade, slarghi: vedere tutto, come se si fosse per aria, e tutto rappresentare in una mappa, con dettagli minuti, badando a distanze, rilievi, proporzioni: squadrare il mondo, illuminarlo, dargli ordine. È questo l’obiettivo di Serge Victor, ingegnere-cartografo al seguito di Napoleone;
Carmen Pellegrino ‘Cade la terra’ (Giunti) -
Alento è un borgo abbandonato che sembra rincorrere l’oblio, e che non vede l’ora di scomparire. Il paesaggio d’intorno frana ma, soprattutto, franano le anime dei fantasmi corporali che Estella, la protagonista di questo intenso e struggente romanzo, cerca di tenere in vita con disperato accudimento, realizzando la più difficile delle utopie: far coincidere la follia con la morale; Antonio Scurati ‘Il tempo migliore della nostra vita’ (Bompiani) - la biografia di Leone Ginzburg che rifiuta di giurare fedeltà al fascismo l’8 gennaio 1934. Pronunciando apertamente il suo “no”, imbocca la strada difficile che lo condurrà a diventare un eroe della Resistenza. Sullo sfondo la parallela storia delle due famiglie di origine dell'autore.
Gubbio/Gualdo Tadino
22/07/2015 10:52
Redazione