“Non ho una risposta di cosa sia accaduto, mi sono posto la domanda ma non ho trovato risposta”. Parole di Alessandro Rossi, uno dei cinque imputati nel processo “Green Genetics - Greenvest” per l'esplosione della struttura adibita a magazzino per la produzione di Cannabis Light posta a Canne Greche di Gubbio il 7 maggio 2021 che ha causato la morte dei lavoratori Samuel Cuffaro ed Elisabetta D'Innocenti e i ferimenti di Alessio Cacciapuoti e Kevin Dormicchi.
Un'udienza, la tredicesima ospitata dalla sala Affreschi del Tribunale di Perugia, di fatto monotematica dedicata all'esame di Alessandro Rossi, socio della Green Genetics assieme a Gabriele Muratori, presente in aula assieme alla sorella Gloria Muratori della Greenvest, mentre era assente l'altro socio Luciano Rossi e il proprietario dell'immobile Giorgio Mosca. Incalzato prima dalla Pm Gemma Miliani e poi dagli avvocati presenti in aula, Rossi ha ricostruito l'intera genesi della azienda illustrando anche il metodo (da lui coniato come confermato in aula) dell'abbattimento del Thc tramite macchinari ad ultrasuoni alimentati da solventi: “Ero convinto di aver inventato un processo innovativo per l'abbattimento del THC – ha detto - ma non prefiguravo un incidente di questo tipo”. Un'idea derivante da un' intuizione senza conoscenze di tali procedure: l'imputato ha affermato di essere perito industriale, aver iniziato il percorso di studi universitario in Ingegneria ma senza terminarlo e di non aver nessuna qualifica da chimico (mentre Gabriele Muratori è laureato in biotecnologie). “A mia conoscenza in laboratorio era tutto legale e non sapevamo di normative che vietano a minorenni attività pericolose” ha detto Rossi riferito alla presenza di Cacciapuoti, all'epoca 17enne e scelto assieme ad Elisabetta per lavorare in laboratorio “perchè erano i due più precisi”, in un luogo in cui era vietato a tutti gli altri entrare negli orari di lavoro. Una pratica iniziata nel Marzo 2021, di fatto a poche settimane dalla data della tragedia considerando che l'azienda è stata chiusa quindici giorni causa Covid. “Sapevo che era un liquido infiammabile e avevo predisposto 5-6 estintori, tra cui uno carrellato di grandi dimensioni – sottolinea Rossi - ma solo per un discorso di prevenzione”. Sul cattivo odore che alcuni dipendenti sentivano all'interno del locale in Via del Masaccio, Rossi dichiara che “Il pentano è inodore, quindi non emana nulla di maleodorante e peraltro se l'aria era così irrespirabile dubito si potesse lavorare”. Su una risata fatta in un vocale dopo una telefonata tra il fratello Luciano e la ditta fornitrice del solvente sulla pericolosità dello stesso, Alessandro ammette di aver fatto “Una grande stupidità e di essere cosciente che pagherò per questo con la prigione, proprio per non aver dato la giusta considerazione all'utilizzo di pentano”.
Ha quindi ricostruito il momento esatto della fiammata: “Quel giorno stavo provando ad asciugare fiori in una centrifuga, un operazione mai fatta precedentemente, sempre per portare l'inflorescenze ad un basso livello di Thc, poi ho percepito un'aria calda fortissima e da li non ricordo poi nulla, mi sono risvegliato sotto le macerie”. Dichiara Rossi, che rimase ustionato per il 30% del corpo. Questo mentre Samuel stava sistemando uno scaffale nella stanza adiacente il laboratorio. Poi è stata tirata in ballo la questione legata al cellulare lanciato fuori dall'auto dopo aver effettuato delle chiamate, come testimoniato nel corso delle udienze da Dario Vergari che lo ha accompagnato con l'auto in ospedale, cellulare poi ritrovato ad alcuni chiolometri dal punto dell'esplosione: Rossi dichiara che quel gesto non lo ha mai compiuto perchè impossibilitato ad usare le mani a causa dell'ustione e non sa come la custodia del telefonino è stata poi ritrovata nel veicolo di Vergari.
Rossi ha confermato la presenza di un impianto di ventilazione e l'acquisto di una cappa propedeutica all'aumento di produzione, e anche la reticenza e preoccupazione di Gabriele Muratori e Giorgio Mosca sull'utilizzo del pentano nell'ultimo periodo anche per via dei fusti che tendevano a gonfiarsi e sgonfiarsi in maniera strana era invece per Rossi “Un aspetto normale, bastava tenerli in un locale fresco e asciutto come da istruzioni e li parcheggiammo sotto una tettoia” ricorda Rossi, mentre Gloria Muratori occupandosi spiccatamente del lato amministrativo e commerciale per Rossi: "Non doveva sapere del procedimento tenuto nel laboratorio". Illustrato che le varie procedure legali sulla sicurezza erano tutte in essere e dunque non completate, nonostante l'attività del laboratorio fosse a pieno regime da settimane. Questo mentre, in una chat del 2 Maggio, lo stesso Rossi poneva dubbi sull'utilizzo del pentano visto che non riusciva ad abbassare iil Thc sotto una determinata soglia.
“Mai visto tecnici Usl, Arpa o Comune” ha inoltre dichiarato l'imputato confermando invece la verifica della Guardia di Finanza due giorni prima dello scoppio negli uffici Greenvest in Via del Risorgimento: “Qui è tutto sotto controllo” ha scritto in un messaggio in chat lo stesso Alessandro che ha ricordato che non si è parlato dell'attività della Green Genetics e di aver poi cenato in Via del Risorgimento assieme a Giorgio Mosca, Gabriele Muratori e alcuni agenti della Finanza. Confermati anche diversi controlli dei carabinieri sempre in via del Risorgimento: “Erano a conoscenza della nostra attività dall'inizio ma non sono mai entrati nel laboratorio”.
Prossima udienza il 24 Ottobre con le dichiarazioni spontanee di Gloria e Gabriele Muratori e per sentire tutti i testimoni delle difese degli imputati.
Gubbio/Gualdo Tadino
27/09/2024 14:24
Redazione